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La Sindrome della Luna d'Argento III |
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Diego Antolini |
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LETTERATURA
La prima apparizione letteraria del Lupo
Mannaro si ha nel Satyricon di Petronio (I sec d.C.), con
l'episodio del versipelle (colui che cambia pelle), da cui poi
si svilupperà la figura lupesca minacciosa e sanguinaria che
conosciamo oggi.
Petronio
Il 'lupo cattivo' nel Cappuccetto
Rosso (1697) di Perrault è una figura-simbolo chiave in
questo senso: Secondo varie interpretazioni lo scrittore francese si
sarebbe ispirato ad una leggenda molto più cruenta e meno romantica
della versione per bambini data alle stampe. 
In epoca moderna la prima opera sul Lupo
Mannaro si ritrova in un episodio del romanzo The Albigenses
(1824) di Charles Maturin (1782-1824). Quindici anni dopo un altro
romanzo, The Phantom Ship (1839) di Frederick Marryat
(1786-1848) affronta il medesimo tema in uno dei capitoli.
Charles Maturin
Sulla scia della fama conquistata dal
Vampiro di Polidori (vedi LETTERATURA in VAMPIRISMO II) anche il Lupo Mannaro conosce, intorno alla metà del
XIX sec., un certo successo letterario, anche se non paragonabile a
quello del suo 'cugino' succhiasangue. Il romanzo-fiume (settimanale)
Wagner the Wher-Wolf (1846-1847) di G.W.Reynolds fa conoscere
alla grande massa l'orrore dell' Uomo-Lupo.
Di Lupi Mannari si
occuparono quasi tutti gli autori più prolifici del genere Horror
(ma non solo): Alexandre Dumas con Il Signore dei Lupi (1856),
il duo Erckmann-Chatrian con Huges il Lupo (1876), Guy de
Maupassant con Il Lupo (1882). E poi, ancora, Prosper Merimeè
(Lokis, 1869), Rudyard Kipling (Il Marchio della Bestia,
1888), Algernon Blackwood (Lupo-Che-Corre, 1912), Howard
Phillip Lovecraft (Il Cane, 1923).
Nel 1923 l'avvento
della celebre rivista americana Weird Tales costituì un
importante banco di prova per moltissimi scrittori, che affrontarono
tutte le tematiche inerenti al bizzarro, e quindi, ovviamente, anche
alla licantropia.
la mitica rivista Weird Tales
Sulle pagine del periodico apparve tra
l'altro il ciclo del Lupo Mannaro di Ponkert, ispirato da
H.P.Lovecraft e scritto da Henry Warner Munn.
Tuttavia, il
racconto più famoso (tutt'oggi riconosciuto) sui Lupi Mannari vide
la luce su una rivista concorrente, Unknown. Il Figlio
della Notte (1948) di Jack Williamson ha il pregio di introdurre
e raccontare sotto un aspetto completamente nuovo la figura del Lupo
Mannaro, offrendo spunti di riflessione non solo orrorifici, ma anche
storici e psicologici.
Dopo la metà del secolo vanno ricordati
tra gli autori più famosi, i racconti di Ramsey Campbell (Ronda
di Notte, 1973), Whitley Strieber (Wolfen, 1978), Tanith
Lee (Lycanthia, 1981), Dennis Etchison (Il Succiacapre,
1982), Stephen King (Unico Indizio la Luna Piena, 1983), Clive
Barker (Crepuscolo alle Torri, 1985), Karl Edward Wagner (Una
Notte a Parigi, 1992), Graham Masterton (Tappeto, 1994).  
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LA
SCIENZA
"...Il lupo è cattivo, invece il
pettirosso è tanto dolce...Così l'uomo trasferisce i propri
principi morali anche negli animali classificandoli secondo questi
suoi schemi convenzionali. In realtà non esistono animali cattivi o
buoni: tutti difendono, a modo loro, le basi della propria esistenza
e lottano per il proprio partner sessuale..." [Dierk Franck]
Gli etologi moderni, studiando i pochi
esemplari di lupo rimasti nel loro habitat naturale, hanno 'scoperto'
che il feroce predatore è in realtà un animale d'indole mite, molto
timido, monogamo, affettuoso con la prole e assolutamente non
aggressivo nei confronti dell'uomo. Una creatura quindi ben lontana
dall'immagine leggendaria tramandata dall'uomo, immagine che vede il
lupo una belva malvagia e sanguinaria.
Fra lupo e uomo peraltro
vi sono straordinarie somiglianze: animale di origine paleo-artica,
il lupo migrò con l'uomo primitivo dall'Eurasia all'America del Nord
attraverso lo Stretto di Bering, durante le glaciazioni; seguì le
stirpi indoariane nella loro diffusione europea; fra tutti gli
animali selvaggi è quello che ha maggiormente segnato la civiltà
occidentale, prima come animale totemico, poi come manifestazione
diabolica.

Al di là delle leggende e delle
tradizioni popolari, il lupo possiede una precisa fisionomia
strutturale e gerarchica dal punto di vista prettamente zoologico. La
struttura sociale è il branco (soprattutto per necessità
alimentare), e la gerarchia all'interno di esso è molto rigida: il
Capobranco e la sua compagna sono gli elementi dominanti del gruppo.
Riguardo all'ululato, peculiarità dell'animale, scrive Dierk Franck:
"...l'ululato non si limita a
semplice manifestazione di presenza e padronanza su un territorio;
esso ha un'ulteriore funzione in senso sociale: prima di ogni coro il
branco si eccita, e questo porta a compiere lunghe cerimonie
(festose, non aggressive) durante le quali vengono ribadite le
rispettive posizioni gerarchiche..." 
In alcune zone d'Italia (Abruzzo in
particolare) esiste ancora la figura del luparo. In passato egli
passava per le contrade mostrando a tutti le spoglie della sua
vittima (in cambio di offerte): il lupo, il primo nemico di
un'economia rurale.
Dall'uomo primitivo cacciatore
all'agricoltore, fino all'urbanizzazione del territorio, il lupo è
sempre stato una presenza costante. Gli studi condotti su questa
specie hanno definitivamente accertata la sua non pericolosità per
l'uomo; anzi, è stato evidenziato il suo ruolo fondamentale di
garante dell'equilibrio biologico, troppo spesso compromesso proprio
dall'uomo.
Paradossalmente chi ha meno paura del lupo sono
proprio quelle persone che, secondo la tradizione popolare,
dovrebbero temerlo: pastori, boscaioli, montanari. Questa gente sa
perfettamente che il lupo non si avvicina mai all'uomo: solo se
costretto dalla fame può tentare razzie nelle fattorie, ma i cani da
pastore non hanno difficoltà ad allontanarlo.
Chi invece
divulga falsità su questo animale è il cacciatore, che vede in lui
un diretto concorrente.
Il genere Canis ha origine dai
Creodonti, gruppo esistente 60-120 milioni di anni fa, e al
quale fanno capo tutti i carnivori attualmente esistenti.
30
milioni di anni fa il ceppo comune si divise in tre rami: Ursidi,
Procionidi e Canidi. Il genere Canis e quello Vulpes
presero strade evolutive diverse circa 15 milioni di anni fa. Fanno
parte del primo gruppo, insieme al lupo, lo sciacallo, il coyote, il
dingo e il cane domestico.
E' ormai provato che quest'ultimo
discende direttamente dal lupo e che l'inizio del processo di
domesticazione risale a circa 12.000 anni fa, probabilmente in Asia,
partendo da una sottospecie di lupo oggi estinta.
Tra le
sottospecie attualmente esistenti (circa 32, 24 delle quali stanziate
sul territorio nordamericano, e 8 sul continente eurasiatico)
ricordiamo il lupo della Tundra, o Tundrawolf; il lupo dei boschi, o
Timber-wolf; il lupo appenninico; il lupo europeo; il lupo rosso.
Le
caratteristiche fisiche di questo animale sono principalmente:
lunghezza massima 120 cm; lunghezza coda fino a 45 cm. Distribuzione
geografica: Europa, Asia e Nordamerica. 
Secondo la scienza medica la licantropia
è un comportamento patologico connesso con certe forme di isteria,
per cui il malato crede di essere mutato in lupo e ne imita
l'andatura a quattro zampe, gli ululati, ecc.
La nosografia
attuale ha coniato un termine per questo tipo di allucinazioni
derivanti dalla confluenza di elementi depressivi e paranoidi del
paziente. La malattia viene definita zoopatia interna.
V.Davini, nel paragrafo Clinica e psicopatologia del delirio di
zoopatia interna (dal volume Sistema Nervoso, 1952)
riporta vari esempi di pazienti schizofrenici che credevano di
trasformarsi in animali a causa dei loro peccati.
Nei secoli
passati (ma anche più recentemente) il terrore di questa
manifestazione ha portato a morte individui affetti da questo
disturbo, i licantropi, appunto.
Il ricercatore David Dolphin
considera la licantropia come forma grave di porfiria, una
disfunzione genetica per la quale alcuni agenti chimici, detti
porfirine, muterebbero l’ossigeno presente nel sangue in tossine in
grado di deteriorare la pelle. Tale patologia si deve alla mancanza
di EME, una sostanza prodotta dal fegato, responsabile della
colorazione del sangue e del trasporto dell’ossigeno.
Il fungo
Ergot (Clavicea Purpurea) contiene alcune interessanti
sostanze, quali alkaloidi e acido lisergico (in particolare
ergotamina, ergosina e beta-ergosina, ergonina, ergovalina,
ergostina, ergotina e beta-ergotina, ergocornina, ergocristina,
ergocryptina e beta-ergocryptina). 
Da questi elementi si produce LSD.
L'ergotamina è letale se ingerita, inalata o anche solo assorbita
tramite contatto. I vari elementi indicati hanno inoltre un alto
tasso di psicoattività. Effetti comuni sono la vasocostrizione che
degenera in cancrena alle estremità.
Gli elementi tossici del
fungo non vengono distrutti dal calore, per cui è ragionevole
pensare che nel pane, anche dopo la cottura, si preservino come nella
spiga. Avvelenamento da Ergot o ergotismo accadeva
frequentemente in Europa, in modo particolare in Francia intorno al
1950. Tra i terribili sintomi di questa virulenta e spesso letale
patologia vi sono la distruzione delle funzioni di controllo del
sistema motorio con successivi tremori, convulsioni, movimenti
inconsulti degli occhi e del collo; mutismo, confusione,
allucinazioni, attacchi di panico, disorientamento, arsura, appetito
incontrollabile, attacchi di freddo e di caldo con screpolatura,
irritazione e caduta della pelle. L'ergotismo è conosciuto
con una varietà di nomi quali Fuoco di S.Antonio (Il nome del
Santo invocato per guarire da questo male) e per i fisici inglesi del
17° secolo "soffocamento della madre".
S.Antonio circondato dai malati di
Ergotismo
In altre parole i sintomi dell'ergotismo
simulano il comportamento licantropico e possono essere spesso
confusi per morte da strangolamento (movimenti inconsulti degli occhi
e del collo) e soffocamento. In aggiunta la presenza di acido
lisergico causa nella vittima un violento e intenso stato
allucinatorio. Da un punto di vista analitico i sintomi sono anche
superficialmente simili a quelli della rabbia e da qui si spiega la
popolare credenza che la licantropia sia trasmessa attraverso
il morso di un lupo mannaro e nel contesto di patologia da ergotismo
diveniva la causa più probabile; inoltre il prurito e la sensazione
di bruciore causata dall'estrema vaso-costrizione spesso era preludio
della necrosi dei tessuti e della cancrena.
La crescita
dell'ergot è stimolata da alcune condizioni atmosferiche
(cresce meglio in luoghi paludosi e/o stagnanti); le epidemie sono
state spesso legate ad eruzioni vulcaniche soprattutto in Scandinavia
e la presenza di laghi o una forte umidità in estate è sufficiente
a far crescere l'ergot. Il fungo si manifesta sulle spighe con
delle infiorescenze di color nero-porpora.
Una spiga attaccata dal parassita Ergot
Nel periodo delle grandi epidemie di
licantropia (XV-XVII sec.) la principale fonte di sostentamento in
Germania e in Scandinavia era sicuramente il grano, anche se l'ergot
non colpisce solo questo tipo di cereale, e questa potrebbe essere
una delle ragioni della temuta malattia.
Va ricordato, inoltre,
che il significato più comune attribuito al nome Beowulf è
'Barley-wolf', che suggerisce da solo l'accostamento con quanto
detto,e aggiunge la nozione del guerriero come colui che muta in una
bestia tremenda, una trasformazione licantropica espressa in Norvegia
dal termine berserkr, o 'bear-shirt'. |
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BIBLIOGRAFIA
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