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IL SAPERE INIZIATICO DEGLI INKA (I)

Fonte: ACAM

Nel sedicesimo secolo l'impero incaico cadde sotto le armi degli Spagnoli.
Però, come è accaduto a tanti popoli visitati dai cristiani del periodo coloniale, l'invasione diede inizio a un progressivo processo di sincresi tra la religione locale e il cristianesimo, cosicché ora si può parlare di una tradizione andina moderna. Questo nuovo sviluppo religioso ha permesso che il misticismo proprio degli Inka (cioè la loro capacità tecnica di entrare in contatto con le varie forme di energia e le loro conoscenze inerenti le dinamiche energetiche) venisse integrato con l'aspetto mistico del cattolicesimo.
Da questa piega degli eventi prese vita una profezia, che parla di tredici santuari e del periodo storico in cui stiamo vivendo. Però prima di esaminarla bisogna spiegare un'altra importante acquisizione sviluppata dagli Inka: i livelli di esistenza.


I 7 LIVELLI DI CONSAPEVOLEZZA


I sette livelli sono una suddivisione che gli
Inka hanno elaborato in merito a tutto ciò che riguarda l'Universo
(conosciuto e non), una linea di pensiero che trova corrispettivi più
incompleti in moltissime altre tradizioni, prima tra tutte quella biblica
(basti pensare a quante volte questo numero compare nella sola Apocalisse).
L'ambito che più ci interessa dei sette livelli
è quello legato alla consapevolezza umana, fondamentale perché permette di
comprendere, con una chiarezza disarmante, aspetti della personalità, della
condotta e della vita che normalmente non risalterebbero.
Il I livello corrisponde al ruolo dell'eroe, cioè a colui che ha sviluppato
un Io abbastanza chiaro, forte e stabile da essere cosciente della propria
identità e coerente con se stesso, indipendentemente dalle influenze
esterne.
Quindi chi è capace di partecipare alle
attività collettive pur rimanendo fedele a se
stesso, detiene il I livello di consapevolezza;
chi invece devia dal proprio sentiero perché
continuamente influenzato dagli altri, ha ancora della strada da fare prima
di realizzare questo grado di consapevolezza.
Il II livello è quello di colui che riesce a partecipare
armoniosamente e in base alle proprie
qualità e difetti, alla vita di una piccola
comunità che lavora in vista di uno scopo comune, come ad esempio la
famiglia, un gruppo di volontariato o gli amici coi quali si svolge
un'attività sportiva o di altro genere.
Qui la coerenza deve essere raggiunta a livello
interpersonale, altrimenti non può sussistere
una reale collaborazione e, di conseguenza,
il gruppo non può integrarsi con la
società in cui vive. Il ruolo di chi detiene questo
livello è quello dell'artista: in un piccolo
gruppo ciò che conta di più, anche più dei
risultati, è la qualità delle relazioni interpersonali,
che devono garantire un'armonia prima
di tutto emotiva tra i suoi membri; e colui
che plasma e dà un senso alle emozioni è proprio l'artista.
Il III livello è un II livello espanso, riguarda
cioè la capacità di riuscire a lavorare armoniosamente
in un gruppo formato da così
tante persone che la maggior parte possono
non essersi mai incontrate fisicamente, come
ad esempio lo Stato o la Chiesa. È in questo
tipo di situazioni che emergono le più imponenti
e antievolutive lotte per il potere, le
quali costituiscono la barriera più limitante
verso una vita piena e soddisfacente, libera
cioè da invidie, vendette, sensi di colpa e
ricatti morali. Siccome a questo livello l'individuo
cerca di dare un senso alla realtà soprattutto
soddisfacendo il suo lato razionale
(non più quello emotivo), ad esso corrisponde
il ruolo del filosofo, che si applica assiduamente
per comprendere e far comprendere
agli altri la realtà naturale e umana, per
promuovere un miglioramento personale e collettivo. La maggior parte della
razza umana non è ancora riuscita a trascendere le pro-blematiche del III
livello.
Il IV livello porta a un'ulteriore espansione del concetto di NOI,
richiamando ciascuno a superare i pregiudizi e le resistenze verso le altre
etnie e culture, anche quelle molto diverse dalla propria. Essere centrati
nel IV livello significa identificarsi con l'intera razza umana e
trascendere le barriere create dai confini di stato e dalle religioni, per
potersi finalmente sentire nella casa di Dio in un tempio scintoista come
in un cromlech celtico, anche se per nascita si appartiene a un'altra
religione ancora. Qui lo sforzo individuale và oltre alle lotte di potere,
perché l'Io si rende conto che l'Universo è pieno di energia e che non
serve prenderla agli altri per poter sopravvivere o per vivere alla grande.
Anzi, sperimentando il IV livello si capisce presto che dando la propria
energia a qualcun altro, si finisce per concentrarne per sé una maggiore
quantità rispetto a prima. Per energia, gli andini intendono sia quella
rapida (mentale, emotiva e spirituale) che quella lenta (beni materiali e
denaro). Il ruolo sociale legato al IV livello è quello dello scienziato,
in quanto le sue valutazioni della realtà sono volte al miglioramento di
tutti indistintamente, e perché esse si basano su concetti verificati (e
falsificati) oggettivamente (anche se l'oggettività pecca comunque di una
certa soggettività). Questo è l'ultimo livello della scala che la razza
umana è riuscita sviluppare, sebbene solo in parte.
Il V livello è qualcosa che per ora esiste solo
potenzialmente e la tradizione incaica ci dice
che chi lo possiede è in grado di guarire
chiunque da qualunque patologia e in
qualunque momento, col solo tocco di una mano.
Il VI livello appartiene invece a chi è capace
di brillare letteralmente di luce propria e le
sue qualità sono, come sostiene la tradizione,
enormi e legate al comando di regni o imperi (che oggi possiamo intendere
come stati e federazioni di stati).
Il VII e ultimo livello comporta il divenire l'incarnazione di Dio in
Terra, cioè diventare capaci d'incorporare la totalità della Sua essenza.
Questo livello non è stato realizzato nemmeno dal più grande illuminato
dell'impero Inka, Pachakuteq, e neppure da personaggi come Buddha,
Maometto, Zarathustra o Lao Tze. L'unico che sembra vi abbia avuto accesso
è Gesù Cristo.