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VIRACOCHA

Fonte: Edicolaweb

Si ha notizia che un disegno rinvenuto a Palenque somiglia ad un Semita.

Scrittori come Taylor Hansen, Cieza de Leon, De La Vega, Simone Waisbarg, Kolosimo ed altri, che hanno indagato su quanto raccontato dagli spagnoli durante la loro invasione nelle Americhe, ci presentano un gigante bianco, barbuto, con un tridente, che regge una catena alla quale è legato un serpente mostruoso. Identificato dagli Iberici con San Bartolomeo, simile al Nettuno di Platone (Poseidonis di Atlantide); che raffigura il "dio bianco" Viracocha, il creatore del mondo, al quale era consacrato il tempio di Tiahuanaco (città chiamata Chuquiyutu da Diego D'Alcobada), palazzo definito la vera ottava meraviglia del mondo per le sue dimensioni. La sola sala del trono era 48 metri per 39.
Gli spagnoli parlano di sessanta giorni e sessanta notti di pioggia incessante. Dopo il Diluvio, Viracocha si stabilì nell'isola sul lago Titicaca e plasmò gli uomini d'argilla e vi soffiò dentro la vita, insegnò loro il linguaggio e le scienze, i costumi e li distribuì nel mondo volando da un continente all'altro. Si diresse poi a Tiahuanaco; da qui inviò due emissari a ovest e a nord. Lui prese la strada per Cuzco. Sopra una carta geografica possiamo tracciare la cosiddetta "Rotta di Viracocha" che passa da Pukara, città distrutta dalla caduta di un fuoco dal cielo, come avvenne per Sodoma e Gomorra. Pukara è equidistante sia da Tiahuanaco che da Cuzco.
Viracocha inviò il figlio verso Pachacamac a "regolare i solstizi". Se tiriamo da questo punto una linea verso Pukara e consideriamo il percorso del sole, avremo un angolo di 24° e 25'. Nel solstizio d'inverno la declinazione del sole sarebbe di 24° e 8'. Oggi l'angolo avanza a 23° e 27'. Da calcoli specifici è stato determinato che l'anno in cui avvennero queste cose era il 3100 a.C. Gli studiosi di Morley pongono l'inizio della civiltà nel 3113 a.C..
Studiando l'Unità di misura Americana, comune a tutte le culture del continente, Maria Scholten scoprì che la data iniziale degli Atzechi era il 3100 a.C. Secondo il Centro d'investigazione Archeologica della Bolivia, il più antico strato di Tiahuanaco risalirebbe a 3130 a.C. L'America, in pratica, misura il tempo dall'arrivo di un Dio sul pianeta, che i Peruviani chiamarono Viracocha e i Messicani Kukulcan o Quetzalcoatl. Altri appellativi attribuiti a Viracocha erano: spuma del mare, Huaracocha, Conticci, Kon Tiki, Thunupa, Taapa, Tupaca, Illa. Inoltre era considerato l'architetto, il costruttore, l'insegnante, il guaritore e possedeva "l'arma del fuoco celeste".
Successivamente Viracocha si diresse a Cajamarca e a Puerto Viejo. Da qui se ne andò attraversando il mare camminandoci sopra, cioè utilizzando il veicolo che lo aveva condotto sulla terra. Il viaggio pianificato e l'istruzione dettata al popolo fanno supporre che appartenesse ad una cultura avanzata di origine "non terrestre".
Non rimane che citare le storie che parlano degli Asar, che volavano nel cielo con macchine descritte come "fionde d'oro" che riuscivano a "frantumare le montagne".
Nella storia del Diluvio, che cancellò Aztlan si ritrova, dopo un esodo verso una nuova terra, un personaggio di nome Mexi che ricevette, a Tenochtitlan, i comandamenti da un Dio chiamato Huitzilopochtli, colui che sta nel seno della terra, un dio vulcanico, che apparve "sulle ali di un uccello" in cima ad una montagna.
Altre analogie con la Bibbia si ritrovano nella eliminazione di alcuni ribelli: Jehova, sceso dalla sua "nube", uccise 14.700 ribelli seppellendoli vivi; Viracocha strappò loro il cuore.
Quando si eressero i templi al Dio si fece festa; al Dio israelita furono sacrificati 22.000 capi di bestiame, in Messico 22.000 uomini. Trentaquattro anni dopo la loro costruzione, entrambi i Templi, furono distrutti: Gerusalemme da Sesac nel 925 a.C., quello messicano da Cortes nel 1521 d.C..
Elena Blatvaskj proclamò che il Panteon, ovvero la Teogonia Nahua, Aria, Brahamanica, Greca, Romana erano identiche e prossime a quella che scomparve con Atlantide. Irochesi e Atzechi avevano il culto dei quattro Dei del Vento (i punti cardinali): Xipe Totec, il rosso, l'est; Queztalcoatl, il bianco, l'ovest, il sole nascente origine dei Nahua; Tezcatlipoca, il nero, il nord, dio della notte e Huitzilipochtli, l'azzurro, il sud. Sopra di loro il due volte Dio Omeoteotl che, secondo i Nahua, è "colui che governa l'energia" e genera quattro figli, cioè i quattro elementi: acqua, terra, aria e fuoco.
Ometecutli è lo spirito tonante e Ometecihuatl il serpente acquatico. Queztalcoatl proviene da Venere, come l'omonimo Irochese Tiahuizcalpantecult. Così troviamo Centzonhuitznahuan, con la testa nel seno delle onde, e corrisponde allo Zenit; come il dio delle onde Ea; Poseidon; Nettuno.
Fu proprio Taylor a raccontare che, fra gli Apaches in Arizona, Tiahuanaco era considerato un centro del loro leggendario passato e descrissero, senza mai averla vista, la statua del Bianco Barbuto. La statua colpì particolarmente gli archeologi: rappresentava un Dio che stringe in ogni mano una spada in posizione verticale, col significato di amicizia, ma entro certi limiti. La spade sono ad angolo retto in modo da formare, con gli avambracci e con la testa, un tridente, che gli Apaches indicarono come il loro segno di riconoscimento. "Là, dove si alza la statua, è il luogo della nostra origine".
Un vecchio saggio raccontò a Taylor che vivevano nell'antica terra del fuoco molto tempo prima del diluvio, il paese era il cuore del mondo. La capitale era immensa, la terra molto estesa, le montagne le più alte e nelle loro viscere viveva il dio del Fuoco che, un giorno, infuriandosi, distrusse la terra. La gente fuggì sul mare verso occidente.
Ovunque nel paese sorgevano templi dedicati a Viracocha. Più di una volta gli spagnoli testimoniarono di aver trovato individui di razza bianca, addirittura biondi e recenti ritrovamenti archeologici lo hanno confermato.
Altro nome di Quetzacoatl e dimora del Dio stesso è Teo-Ti-Hua-Kan. In lingua semita significa Il più grande di tutti gli Dei. Teotihuacan era la città consacrata al Sole. I Toltechi e i Nahuas la consideravano come la Mecca per i musulmani e Gerusalemme per gli ebrei.
Un serpente piumato ad ali aperte compare anche sul trono di Tutankhamon e un altro sui muri della Piramide del Faraone DJoser a Sakkara.
Tloque Nahuaque è invece il Dio supremo dei Nahua. In semitico ha tre significati che si riferiscono a Quetzacoatl: uno è "stella che si corica quando un'altra si alza" e veniva raffigurato con un disco sul dorso. Gli Aztechi appartenevano alla stirpe dei Nahua, chiamavano la loro terra d'origine Aztland e la capitale del regno era Tenochtitlan, patria del feroce Dio Huitzlopochtli al quale si sacrificavano vite umane.
Le testimonianze dei conquistadores spagnoli rivelano che a Tenochtitlan si battezzavano i bambini con l'acqua, si praticava la confessione e la comunione distribuendo pezzetti di pane durante le cerimonie. Usanze che ritroviamo presso i Maya con la celebrazione della " festa dell'acqua", il 16 maggio, giorno in cui i cattolici onorano il santo dell'acqua Nepomuceno. I maya inoltre festeggiavano l'8 settembre, nascita della madre del "dio bianco", e, guarda caso, la Chiesa riconosce in quel giorno la data della natività di Maria; inoltre il 2 novembre era il giorno dedicato ai defunti e il 25 dicembre quello in cui si commemorava l'arrivo del Dio bianco. Sono solo coincidenze?
Riprendendo la pista dei serpenti anche il Dio del sole Siriano, Sadafra, ne tiene uno arrotolato su un bastone, gli tiene compagnia anche uno scorpione. È un dio Benefico come Mitra.
In Amazzonia e presso gli indiani della California sono noti Ormuzd e Ahriman, raffigurati con diversi simboli quali il Lingam, lo Yoni, il Loto, il cerchio solare, il serpente e il Toro sacro. Sono anche Dèi Iranici del bene e del Male abbinati a Mitra.
In Iraniano Mihr vuol dire "sole" e Mitra significa "creatore della civiltà solare". Contemporaneamente figlio e Dio del sole. Guidava il carro Solare in chiaro il collegamento con Apollo. Nella dottrina di Mitra troviamo il Dio del fuoco Agni, l'equivalente del Focolare Astrale del Mondo; Rudra dio del fuoco distruttore, Surya il sole che governa il mondo, Varuna creatore del mondo, custode dell'ordine cosmico, compagno e rivale di Mitra dio dell'Alleanza e dell'amicizia.
Creatore della religione di Mitra fu Zaratustra, vissuto seimila anni prima di Serse. La sua fonte principale sembrano essere i canti della prima parte dell'Avesta. Annunciò anche la venuta di Ahura-Madza (rappresentato con un serpente coricato ai suoi piedi), dio supremo della luce e del sole, che cambiò il suo nome con Ormuzd.
Mitra fu un grande Dio, figlio di una "Vergine immacolata", poi marito sempre di una vergine. Nella sua dottrina ritroviamo l'adorazione dei pastori a un bimbo nato in una grotta, il battesimo con l' acqua-madre, la comunione dei fedeli, l'uso sacro del vino, del pane, dell'acqua.
Il suo culto era praticato anche dagli antichi romani, come si è potuto rilevare dalle raffigurazioni ritrovate nei sotterranei di Roma. Proprio sotto la zona di piazza del Tritone esiste un affresco murale, rinvenuto per caso in un ampio locale ove si tenevano i riti in onore al dio Mitra. Nella raffigurazione si può osservare il Dio che uccide un toro e dalla ferita esce del sangue, dalle gocce del quale nascerà nuova vita. Le forze del male, rappresentate da un serpente e uno scorpione, sono impegnate ad impedirlo, cercando di fermare lo scorrere del sangue fino a terra, cibandosene. I due animali sono presenti in ogni raffigurazione del Dio. Nel dipinto si possono vedere i segni zodiacali, e Apollo sul carro del sole. In un riquadro in alto è rappresentato lo stesso Mitra che riceve alcuni simboli dal Dio del sole.
Il Cristianesimo non conosceva la data della nascita di Gesù e scelse, per un'altra strana coincidenza, di celebrarlo lo stesso giorno della nascita di Mitra.
Non solo il 25 dicembre è la data ufficiale della festa del Dio del Sole, ma anche quella della venuta del "dio bianco", legata al culto solare di Crom.
Nei paesi iperborei il dio del sole fu chiamato Crom; il Verbo, il padre del Tempo, circondato dai suoi 12 Dèi inferiori: uno per ogni pietra del Cromlech.
Il viaggio sulle tracce di Crom inizia nell'Irlanda, culla del dio. Fuso con l'Apollo Borvo, l'Apollo Belenus e il Giove mediterraneo, in una sola entità, viene adorato un po' dovunque: fra gli Arawaks in Argentina, a Sant'Augustin, nella Terra di Dentro in Colombia, a Tiahuanaco in Bolivia, in Polinesia, a Tikal. Lo troviamo anche a Quiriga nel Guatemala, nell'Honduras, nello Yucatan, fra gli Indios Tapiraes in Amazzonia. E ancora in Florida, in Patagonia, a Tucuman, a Santiago del Fadera.
Il raggio di luce che proveniva dal Dio, fonte della creazione, rappresentò suo Figlio. Il Menhir, il Cromlech divennero il simbolo del membro, il fallo che continuava la razza umana. Il dolmen unisce le religioni che in esso raffigurano il Padre Eterno. Quei culti dove si ritrova un Figlio che possiede una natura divina e una umana; un dio fatto uomo, circondato, non a caso, da dodici apostoli.
Il simbolo di Crom compare nella tomba del faraone Anem Herkopshef, dove il principe è ritratto accanto al "guardiano delle dodici porte", ognuna delle quali corrisponde a uno dei dodici gruppi delle stelle dello zodiaco.
La mitologia norvegese parla di dodici Dèi seduti ad una tavola, visitati da Loki, dio del male, tredicesimo invitato, che, alla fine del pranzo, giunto ad un alterco con Baldur, dio della pace, lo uccide. L'India preistorica tramanda che è male essere in tredici a tavola.
Miti Tibetani raccontano che il 13° posto veniva riservato solo al Dalai Lama, se un altro si fosse seduto al suo posto sarebbe stato ucciso.
Dato che la Mitologia Norvegese è la più antica, si traggano le conclusioni.
In India e in Tibet le tradizioni iperboree sono associate al Dio del Sole e al Cigno che lo accompagna.