INTERVISTA A ROBERTO PINOTTI, PRESIDENTE DEL CENTRO UFOLOGICO NAZIONALE (C.U.N.)
                                
                              
                            						   
                            
                            
                            C.U.N. Umbria
                             
                            
                            11/03/2016 17:09:25
  
                        
                            1)     
Come ti sei avvicinato all’Ufologia? 
In maniera molto particolare, perché mi sono ritrovato a 
13-14 anni ad avere interesse, grazie a mia nonna che me lo ha trasmesso, per 
l’insolito, il paranormale, i misteri dell’archeologia e persino per le prime 
segnalazioni di dischi volanti sui giornali. A 14 anni ho avuto la possibilità 
di avere una discreta conoscenza dell’inglese (i miei genitori addirittura mi 
compravano i comics originali americani); in queste condizioni mi sono ritrovato 
il primo libro tra le mani sul tema. In inglese, ovviamente. E da allora ho 
cominciato a corrispondere con numerose personalità e personaggi all’estero che 
seguivano la materia. Erano la prima generazione di studiosi del fenomeno 
ufologico; io ero solo un ragazzino però nessuno, trovandosi di fronte un 
corrispondente che scriveva in buon inglese, si è mai sognato di chiedermi l’età; 
e così fra i 13-14 anni e i 23, in un arco di tempo di 10 anni, ho riunito una 
documentazione importante (oggi infatti posso vantare l’archivio e la 
documentazione più completa esistente in Italia e sicuramente una delle più 
complete esistenti in Europa Occidentale, Inghilterra esclusa) grazie proprio al 
fatto che ho di fatto raccordato l’ufologia della prima generazione - cui pure 
non appartenevo - a quella delle generazioni successive. E’ stato un po’ un caso, 
poi nel 1965 si è gettata l’idea di fare un centro nazionale che seguisse il 
fenomeno e nel ’67 il centro è stato costituito e io sono stato uno dei soci 
fondatori. Avevo 23 anni, ero il più giovane e oggi sono con Angelo Brugnoli 
l’unico superstite. 
2)     
Come è cambiata l’Ufologia nel tempo? 
E’ cambiata perchè una volta si parlava di dischi volanti, 
poi nel 1973 abbiamo imposto il termine UFO che era poco noto all’epoca, 
facendolo anteporre al termine dischi volanti che era troppo popolare e poco 
scientifico, e da allora si è cominciato a parlare di Ufologia in termini sempre 
più tecnici e sempre più scientifici e tutt’ora questa è la nostra posizione. 
Quindi è chiaro che la questione è scivolata dal vago, dall’aneddotico a 
qualcosa di sempre più tecnico, sempre più documentato, sempre più scientifico e 
sempre più in linea con quelli che sono i parametri della scienza moderna.
3)     
La “classificazione Hynek” si può considerare ancora valida? 
Si, si considera sicuramente ancora valida, Hynek come è 
noto concepì la classificazione in sei classi: luci notturne, dischi diurni, 
casi radar visuali, incontri ravvicinati di I, II, III tipo a seconda del fatto 
che il testimone veda soltanto a distanza ravvicinata l’oggetto, constati a 
livello fisico la sua presenza con tracce varie o che veda (nel caso del III 
tipo) addirittura entità animate in prossimità di un oggetto disceso al suolo. 
Questa classificazione è sicuramente valida. C’è chi, successivamente ad Hynek, 
ha coniato una settima voce, gli incontri ravvicinati del IV tipo che 
sostanzialmente corrisponderebbero alle Abductions, cioè ai sequestri da part di 
Ufo, o cosiddetti "rapimenti alieni". E’ una cosa che Hynek non contemplò perchè 
in effetti dovrebbe ricadere negli incontri ravvicinati del III tipo, ma diciamo 
che non è un concetto errato; peraltro resta da capire questa voce, questa 
classificazione dei fenomeni di Abduction, quanto poi realmente sia davvero 
inquadrabile nel discorso ufologico perché è certamente la più fumosa.
4)     
Come definirebbe l’Ufologo? 
L’Ufologo dovrebbe essere un curioso che con un’ottica 
multidisciplinare affronta il tema degli Ufo senza preclusioni, senza 
preconcetti in maniera aperta ma anche in base a certi canoni logici e anche 
tecnico-scientifici tali da poter quantizzare in qualche maniera il fenomeno che 
si trova di fronte
5)     
La figura dell’Alieno: una questione sociale o un business? 
Potrebbe essere tutte e due, perché è chiaro che è da tempo 
immemorabile l’uomo tende a guardare in alto e forse in ultima analisi si 
attende psicologicamente una sorta di Deus Ex Machina che gli viene  a 
risolvere tanti problemi; in tempi antichi si parlava di angeli. E tutto sommato 
potrebbe avere questa funzione e oggi si parla degli Alieni come di possibili 
"Angeli tecnologici". 
Naturalmente potrebbe essere una questione sociale perché se domani noi 
dovessimo stabilire un contatto alla luce del sole con ipotetici alieni giunti 
qui da altrove, questo ci stravolgerebbe come cultura e come civiltà, nulla 
sarebbe più come prima, noi saremmo probabilmente tenuti a confrontarci con una 
realtà magari superiore in cui potremmo anche dover pagare un prezzo molto caro; 
però potrebbe anche essere uno stimolo alla crescita. Poi c’è il discorso del 
business: è chiaro che in tutto questo dal momento che il problema è altamente 
evocativo e molto importante per la gente di oggi, c’è anche chi tende un po’ a 
speculare sul concetto alieno e a portarlo avanti per finalità appunto di altra 
natura, commerciale, ad esempio.