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Fake social, manipolazione virale

Virus e Finanza #7

L’esplosione dei social e dei blog ha permesso all’Era Digitale di penetrare nel sostrato socio-culturale di tutto il mondo in maniera tale da sembrare una panacea per tutte le differenze di razza, di pensiero e di idee. Nei social sembrava tutto permesso ed ogni cosa possibile. Soprattutto, si concretizzavano la possibilità di esplorare il pianeta “navigando” in rete e l’opportunità di rendersi visibile a livello globale. Il mito del successo e della popolarità era alla portata di tutti e ad un prezzo contenuto.

MySpace è stato tra i primi (2000) assieme a Photobucket e Flickr. YouTube (2005) ha rivoluzionato la comunicazione visuale annullando le distanze e aprendo la strada alle micro-produzioni audiovisive.

Facebook e Twitter (2006) sono diventate piattaforme globali, oggi usate a tutti i livelli della società, dai politici ai bambini. Altri social, spuntati come funghi sulla scia dell’enorme successo della tecnologia smart, si sono ritagliati nicchie specifiche per spartirsi il mercato che non pare mai saturo di app interattive. Penso a Tumblr, Spotify, Foursquare e Pinterest.


Oggi i social sono tali e tanti che molti di loro possono essere collegati e ammettono pubblicazioni simultanee, come ad esempio Facebook e Instagram o LinkedIN e Twitter.
Inizialmente erano stati sollevati dubbi sulla pericolosità di questi software per la
privacy degli individui, ma poi, complice l’ego narcisista insito nella natura umana, tutto si è risolto in quadratini che vanno spuntati dagli user per accettare i “Termini e Condizioni”, di fatto consegnando alle multinazionali che controllano i social i propri dati personali. D’altra parte, se si vuole esistere in rete oggi, si deve accettare di non essere più in grado di mantenere segreti. E per molte, troppe persone non esistere in rete oggi significa non esistere proprio.

Quello che la tecnologia digitale doveva realizzare era creare gli strumenti adatti all’abbattimento della sfera privata dei singoli individui. Una volta che ciascuno di noi ha avuto uno smart phone servivano i contenuti, perché le telefonate dovevano passare in secondo piano. Quello che contava era creare un mondo virtuale in cui le ore e i giorni sembravano minuti. Ma come si poteva passare dalla vita reale ad una vita virtuale in modo indolore? Semplicemente sfruttando i valori e i legami che ci rendono umani: famiglia, amici, desideri, paure, ego. Senza queste “ancore” psicologiche non vi sarebbe stata dipendenza da social ad un livello così esteso. E senza l’estensione della dipendenza non sarebbero nati i Big Data, che possiamo definire come il ritorno d’investimento delle piattaforme social e di chi ha investito su di esse. La febbre dei Big Data oggi ha prodotto due fenomeni essenziali per l’avvento di un altro “parassita” della realtà fisica, l’A.I. o Intelligenza Artificiale. Il primo fenomeno è quello dell’IoT o Internet of Things. Il secondo fenomeno è quello della tecnologia della banda di comunicazione per telefoni cellulari di varia generazione, soprattutto la 4G LTE, 5G e 6G.