X-ZONE/X-phenomena

La triade ermetica I

Cagliostro

SOLIDO SALNITRO

Il Conte Cagliostro nasce come Giuseppe Balsamo forse il 2 Giugno 1743 a Palermo, anche se le sue origini sono avvolte nel mistero. Goethe, nel suo Italian Journey (Viaggio Italiano) afferma che l’identita’ di Cagliostro con Giuseppe Balsamo sarebbe stata accertata da un avvocato di Palermo che, su richiesta ufficiale, invio’ il dossier in Francia. Goethe incontro’ l’avvocato nel 1787 e vide i documenti. Da essi risulta che il bisnonno di Balsamo ebbe due figlie: Maria, che sposo’ Giuseppe Bracconieri; e Vincenza, che sposo’ Giuseppe Cagliostro. Maria e Giuseppe Bracconieri, a loro volta, ebbero tre figli: Matteo, Antonia e Felicita’. Quest’ultima sposo’ Pietro Balsamo (figlio di un libraio, Antonino Balsamo, che aveva dichiarato bancarotta prima della sua morte). Il figlio di Felicita’ e Pietro Balsamo era, appunto, Giuseppe, chiamato cosi’ in onore di suo zio e di cui in seguito prese anche il cognome. Felicita’ Balsamo era ancora viva quando Goethe visito’ l’Italia; lo scrittore tedesco incontro’ personalmente sia lei che la figlia.
Lo stesso Cagliostro ebbe a dire, durante il processo per “lo scandalo della collana di diamanti”, che egli era nato da cristiani di nobili origini ma che era stato abbandonato orfano sull’isola di Malta (ma altre fonti fanno nascere Cagliostro ad Albergheria, il vecchio quartiere ebraico di Palermo). Egli affermo’ di aver viaggiato, da bambino, a Medina, Mecca e Cairo e di essere, stato, una volta tornato a Malta, ammesso nell’Ordine Sovrano Militare dei Cavalieri di Malta con i quali avrebbe studiato Alchimia, Qabbalah e Magia.
A dispetto delle precarie condizioni finanziarie della famiglia, il nonno e i suoi zii imposero a Giuseppe una solida educazione, prima attraverso un tutore e poi come novizio nell’Ordine Cattolico di San Giovanni di Dio, dal quale in seguito verra’ espulso.
Perse il padre in tenera eta’ e la madre, impossibilitata a mantenerlo, lo mando’ a vivere con lo zio. Ma Cagliostro fuggi’ quasi subito, venne ripreso e mandato in un monastero, da dove riusci’ nuovamente a fuggire. Alla fine venne letteralmente rinchiuso in un monastero benedettino dove scopri’ di avere un talento per la medicina e la chimica. Nonostante fosse un bravo studente, Cagliostro cercava sempre di guardare al di la’ delle informazioni di base che gli venivano trasmesse. Dopo diversi anni passati nel monastero, egli scappo’ per unirsi ad una banda di vagabondi che commettevano ogni sorta di crimini, dal furto all’omicidio.
Cagliostro fu praticamente sempre catturato dalla polizia per via del suo coinvolgimento con la banda, ma e’ solo grazie all’opera di suo zio che non venne mai incarcerato. All’eta’ di diciassette anni, assieme alle azioni compiute assieme ai vagabondi, Cagliostro aveva sviluppato un grande interesse per l’Alchimia. Nel 1764 l’orafo Vincenzo Marano giunse a Palermo e venne in contatto con Cagliostro (allora ventenne): avendo conosciuto molti alchimisti che si dicevano capaci di tramutare i metalli in oro, Marano arrivo’ a sostenere che il giovane fosse il solo in grado di farlo.
Approfittando della fiducia che Marano gli concedeva, Cagliostro gli chiese settanta once d’oro (una somma che oggi equivarrebbe a piu’ di 20,000 euro) per condurre cerimonie magiche, con la promessa di condurre l’orafo in un luogo, fuori citta’, dove era stato nascosto un grande tesoro (presumibilmente sul Monte Pellegrino) diversi secoli prima. Il tesoro era naturalmente sorvegliato da creature magiche e, per questo, la conoscenza di Cagliostro dell’occulto sarebbe stata essenziale per difendersi da attacchi magici.
Marano esito’ ma alla fine diede l’oro a Cagliostro e, quella stessa notte a mezzanotte, venne condotto nei campi fuori Palermo.
Invece del tesoro Marano trovo’ alcuni briganti (pagati da Cagliostro) che lo aggredirono lasciandolo a terra pesto e sanguinante ma con la convinzione che ad attacarlo fossero stati i Djinn a guardia del tesoro. Quando, il giorno seguente, l’orafo ando’ alla casa di Balsamo in via Perciata, scopri’ che il giovane aveva lasciato la citta’. Cagliostro infatti aveva lasciato Palermo con l’oro di Marano insieme a due complici e si era rifugiato a Messina. Da li’ comincio’ una serie di viaggi che lo portarono a Malta (1765-66), dove divenne un ausiliario dello SMOM (Ordine Sovrano Militare di Malta) e un abile farmacista.

FLUIDO MERCURIO

All’inizio del 1768 Cagliostro era a Roma dove divenne segretario del Cardinal Orsini, ma il lavoro lo annoiava e presto egli prese a condurre una doppia vita: segretario e venditore di amuleti magici, bassorilievi dipinti (per farli somigliare a quadri) e altre cianfrusaglie. Dei molti siciliani espatriati ed ex-carcerati con cui entro’ in contatto in quel periodo, uno di essi gli presento’ una ragazza di diciassette anni, Lorenza Seraphina Feliciani (1751-1794), conosciuta come Serafina, che Cagliostro sposo’ proprio in quell’anno.
La novella coppia si trasferi’ con la famiglia di lei nel vicolo delle Cripte adiacente alla strada dei Pellegrini, ma il linguaggio scurrile di Cagliostro e la sua insistenza nell’incoraggiare Serafina a mostrare il suo corpo entro’ presto in contrasto con le profonde tradizioni religiose dei Feliciani. Questo degenero’ in un’accesa discussione e, infine, nella decisione di Cagliostro e Serafina di trasferirsi altrove (ma alcune fonti suggeriscono che il vero motivo fosse quello di sfuggire all’Inquisizione romana che aveva cominciato a sospettare Cagliostro di eresia).
I due passarono alcuni anni in Spagna, per poi tornare a Palermo. Qui Marano lo riconobbe e lo fece arrestare. Cagliostro venne salvato da un nobile e poi, dopo aver ingannato un alchimista depredandolo di centomila corone (l’equivalente di circa un milione e mezzo di euro di oggi), lui e la moglie cambiarono nuovamente citta’.
Nel 1768 il Conte ritorno’ a Napoli dove entro’ nuovamente in contatto con uno dei criminali responsabili dell’aggressione a Marano. I due uomini decisero di aprire un Casino per derubare clienti facoltosi, ma le autorita’ napoletane scoprirono il loro piano quasi subito e gli intimarono di lasciare la citta’.
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