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L'ULTIMO PAPA - PARTE I

"Carissimi fratelli e sorelle, alle 21.37 il Santo Padre e' tornato alla Casa del Padre"

Questo il comunicato ufficiale pronunciato agli altoparlanti da Monsignor Sandri a S.Pietro, alle ore 22:00 di sabato 2 Aprile 2005.
I Mass Media di tutto il mondo, molti dei quali collegati in diretta, hanno trasmesso immediatamente la notizia, e sono arrivate a Vatican City i primi messaggi di cordoglio e ringraziamento da parte di Leader politici e di Primi Ministri.
Papa Giovanni Paolo II è morto dopo 26 anni anni di governo sulla Chiesa Cattolica. Ma cosa ne è stato dell'uomo Karol Wojtyla? Hanno le due figure seguito lo stesso destino? Sono stati davvero, fino alla fine, la stessa cosa? E come sarà il 'dopo'? Quale il futuro della Chiesa negli anni a venire?

Sarà molto difficile rispondere a tutte queste domande, anche perchè molte di esse non trovano riscontro in nessun documento ufficiale o ufficioso. La politica di THEXPLAN.NET è quella tuttavia di fornire una visione il più possibile completa e indipendente dei fatti, tentando di colmare i punti oscuri o incogniti della storia con un ragionamento logico e consequenziale.
Di quanto verrà detto siate consapevoli del fatto che si tratta di ipotesi e di teorie ragionate sulla base dell'osservazione, dell'interpretazione e della elaborazione delle vicende storiche di questo secolo, ma anche di sensazioni e supposizioni assolutamente personali.


DELLA VITA

Karol Jozef Wojtyla nasce il 18 maggio 1920 a Wadowice, piccola cittadina della Polonia meridionale con 8.000 cattolici e 2.000 ebrei, al confine con la Slovacchia. Il padre era un ufficiale dell'esercito polacco, la madre morì nel 1929 e la sorella prima ancora che Karol nascesse. Nel 1932 se ne andò anche l'amato fratello Edmund per una malattia contratta durante il suo tirocinio di medicina. Nel 1938 Karol Wojtyla si trasferisce a Cracovia per iscriversi all'Università.
Gli amici d'infanzia lo chiamavano Lolek ('piccolo Carlo'). Tra di essi vi erano anche degli ebrei, nonostante la famiglia Wojtyla fosse estremamente cattolica. Jerzy Kluger, ebreo amico di Karol, in un'intervista al New York Times, disse:

"...la gente in Vaticano non conosce gli Ebrei, e i papi precedenti non conoscevano gli Ebrei...Ma questo Papa è un amico del popolo ebraico perchè egli conosce il popolo ebraico..."

Paolo Mosca, nel suo libro Lettera al Papa (2005), ha raccontato un aneddoto curioso riferito proprio all'amicizia di Karol con gli ebrei. Essendo stato sempre un grande sportivo, da ragazzo amava organizzare partite di calcio nel suo paese. Le squadre che si formavano molte volte erano divise dalla fede religiosa: accadeva perciò che la competizione si svolgeva tra cattolici ed ebrei. Karol Wojtyla si schierava spesso con gli ebrei.
Già nell'infanzia di Karol troviamo i primi segnali di esperienze particolari che contribuirono a formare la personalità di Wojtyla, considerando il tempo e il luogo in cui si svolgeva la vita di Lolek, e cioè la Polonia del periodo immediatamente precedente alla Seconda Guerra Mondiale (Polonia che fu la prima ad essere invasa allo scoppio della Blitzkrieg).

Il legame tra Karol e gli Ebrei non si fermò peraltro ai primi anni della sua vita. Divenuto Giovanni Paolo II, egli fu il primo Papa a visitare una Sinagoga; il primo a visitare il memorial delle vittime dell'Olocausto ad Auschwitz; andò in visita innanzi al Muro del Pianto a Gerusalemme, e fu colui che, al termine dell'alienazione tra Cattolici ed Ebrei, chiamò Ebrei 'I nostri fratelli maggiori'.
Torneremo poi su questa parte della vita di Karol Wojtyla.

Due incidenti quasi mortali occorsero a Karol durante la sua vita pre-papale: nel primo caso venne investito da un tram, nel secondo da un autotreno nel 1944. Le ferite riportate lasciarono un danno permanente all'altrimenti robusta corporatura, in particolare un affossamento delle spalle che si è accentuato negli anni.
In età adulta i problemi fisici si acuirono: la dislocazione di una spalla, la rottura di una coscia (che portò ad un'operazione di riassestamento femorale), la rimozione di un tumore cancerogeno dal colon e l'attentato subito nel 1981 (i due proiettili di arma da fuoco colpirono l'addome, il braccio destro e la mano sinistra) ne minarono fortemente la salute.

"...La gioventù del Papa non fu felice...egli meditò a lungo sul significato della sofferenza..."

disse al New York Times l'ex missionario francese Padre Joseph Vandrisse, ora giornalista.
Il padre di Karol fece voto di allevare da solo il figlio, e si trasferì con lui a Cracovia. Lì, in un piccolo appartamento, cercò di trasmettere gli stessi principi e insegnamenti che aveva dato ai suoi soldati quando era ufficiale. Lo disse uno degli amici d'infanzia a People Magazine.
Seguì la facoltà di Lettere e Filosofia nella capitale, ma nel frattempo il giovane coltivava altre due passioni: il teatro e la poesia. Chi frequentò i corsi di recitazione con lui parlò di un 'attore molto dotato'.

Dopo l'invasione della Polonia Karol Wojtyla sfuggì alla deportazione e alla prigionia andando a lavorare come taglia-pietre in una cava.
Nel 1941 il padrè morì all'età di 61 anni, senza la soddisfazione di vedere suo figlio avviato alla carriera ecclesiastica. Una volta Karol Sr. gli disse:

"...Non vivrò ancora a lungo, ma prima di morire vorrei essere certo che tu impegnerai la tua vita al servizio di Dio..."

Solo diciotto mesi dopo tuttavia il giovane si iscrisse a alla facoltà di Teologia di Cracovia. Fino all'Agosto del 1944 egli continuò a studiare, recitare e lavorare presso un impianto chimico [la I.G.Farben secondo Icke, la Solvay secondo la versione ufficiale del rogito n.d.a.]. Quando i tedeschi cominciarono a raccogliere tutti i polacchi in massa, Karol Wojtyla trovò rifugio presso la residenza dell'Arcivescovo di Cracovia e vi restò fino alla fine della guerra.
Nel 1946 prese gli ordini e fino al 1949 proseguì gli studi, divenendo poi assistente del Pastore a Cracovia.
Nel 1954 la facoltà di Teologia venne rimossa dal regime comunista, e ricostituita al Seminario di Cracovia. Karol si trasferì e continuò gli studi; allo stesso tempo venne chiamato come insegnante all'Università cattolica di Lublin - l'unica esistente nel mondo comunista - e così divise il suo tempo tra l'insegnamento in una città e lo studio nell'altra.
Karol trovò e seguì inoltre un servizio che riguardava problemi matrimoniali, illegittimazione, alcolismo e abusi. Time Magazine lo definì 'Probabilmente l'Istituto matrimoniale di maggior successo della Cristianità'.
L'ascesa di Karol Wojtyla negli ordini gerarchici della Chiesa iniziò nel 1958, quando fu nominato Vescovo ausiliario di Cracovia.
Quando il Concilio Vaticano II iniziò i lavori che avrebbero rivoluzionato la Chiesa, Wojtyla fu uno dei leader intellettuali e si interessò in particolare alla libertà religiosa. Nello stesso anno fu nominato Arcivescovo di Cracovia in seguito alla morte del suo predecessore.
Nel 1967 fu nominato Cardinale da Papa Paolo VI e il regime comunista del suo paese accolse la notizia con soddisfazione. Karol fu sempre molto attento alla diplomazia, portando avanti una strategia che onorava le tradizioni cattoliche, assecondando nel frattempo il regime comunista. Fu un riformatore moderato, che cercò sempre di utilizzare la Chiesa polacca come un centro di pensiero nazionale e nazionalista, espressione di sentimenti spirituali e ideologici condivisi dalla popolazione.
Questo,

"...[in modo da] non provocare reazioni brutali da parte di forze interne e forse esterne alla nazione..."

scrisse George Blazynski nel suo libro John Paul II. Tuttavia il profilo tracciato dalle biografie più recenti si fa più netto, descrivendo Karol Wojtyla come 'un nemico del Comunismo e un campione dei diritti umani, un predicatore potente e un intellettuale sofisticato, capace di sconfiggere i Marxisti sul loro stesso campo'.

Il potere di Karol Wojtyla, probabilmente non soltanto spirituale, fu inquadrato dal biografo George Weigel, secondo il quale il futuro Papa avrebbe fatto costruire chiese cattoliche in patria, difendendo i gruppi giovanili e ordinando ai preti di lavorare sottobanco in Cecoslovacchia, proteggendoli.
Quando gli fu chiesto se non temeva ripercussioni da parte degli ufficiali governativi, egli rispose:

"...Io non ho paura di loro, sono loro ad averne di me..."

Weigel scrisse inoltre che nel 1976, quando Wojtyla fu invitato a condurre esercizi spirituali davanti a Paolo VI, i suoi primi tre riferimenti furono alla Bibbia, a Sant'Agostino e al filosofo Martin Heidegger.
Nel 1978 Karol tenne un discorso all'Università di Milano dal titolo 'Il problema di creare una cultura attraverso la prassi umana'.
Nonostante avesse costruito attorno a sè l'immagine di un formidabile intellettuale, un abile amministratore di materiale umano e finanziario, pochi - secondo fonti americane ufficiali - sospettavano che il Sacro Collegio dei Cardinali avrebbe eletto Karol Wojtyla successore di Giovanni Paolo I dopo la sua morte, avvenuta improvvisamente nel Settembre 1978.
Karol divenne Giovanni Paolo II nel tardo pomeriggio del 16 Ottobre, dopo ben otto ballottaggi. La sede di Vatican City rimase vacante per soli 34 giorni dalla morte di Giovanni Paolo I per attacco di cuore (questa la versione ufficiale).
Karol scelse lo stesso nome del suo predecessore, applicò un secondo numero romano e si insediò quale Vicario di Cristo, Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, Principe degli Apostoli, Supremo Pontefice della Chiesa Universale, Patriarca dell'Occidente e Sovrano di Vatican City.
Fu inoltre il primo Papa slavo, il primo non-italiano in 455 anni (l'ultimo fu nel 1523, Adriano VI) e, all'età di 58 anni, il più giovane Pontefice degli ultimi 132 anni.
Queste furono le prime parole di Giovanni Paolo II pronunciate alla folla dal balcone di Piazza San Pietro:

"...Temevo questa nomina, ma ho accettato nello spirito di obbedienza vestro Nostro Signore e nella totale fiducia in Sua madre, la più sacra Madonna..."


Weigel disse che quando l'elezione del Pontefice fu annunciata Yuri Andropov, Capo del KGB Sovietico, avvisò il Politburo (massimo organo decisionale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica ) che ci sarebbero stati dei problemi più avanti. Aveva ragione.

Meno di otto mesi dopo la nomina, Giovanni Paolo II tornò in Polonia per 'Nove giorni catartici'. Il popolo polacco lo seguiva dovunque andasse, migliaia di fedeli festanti rendevano omaggio al loro nuovo idolo, gettando in imbarazzo il regime comunista. Ufficialmente la nazione era atea, e soffriva la fame. Al disagio provocato dalla sua presenza, il Papa aggiunse un monito ai governanti, ricordando loro l'importanza del rispetto dei diritti umani. Disse inoltre alla folla che lo aspettava:

"...Voi siete uomini, avete dignità. Non strisciate sulla pancia..."

Questo segnò l'inizio della fine del regime sovietico.

Nel Maggio del 1981 Giovanni Paolo II percorreva Piazza San Pietro nel consueto incontro del mercoledì con i fedeli, quando Mehmet Ali Agca, di nazionalità turca, esplose due colpi d'arma da fuoco contro la sua persona: un primo proiettile spezzò l'indice della mano sinistra del pontefice e gli penetrò profondamente nel ventre. La seconda pallottola lo colpì di striscio al gomito e, rimbalzando, ferì leggermente due pellegrine americane.
Il Papa passò più di due mesi ricoverato in ospedale prima di poter tornare in attività.
Intorno a questo attentato si sono fatte le ipotesi più disparate: Agca si rivelò essere un musulmano fanatico legato al gruppo terroristico Lupi Grigi. Evaso dalle carceri turche, Agca nel suo paese è stato condannato a morte - poi tramutata a dieci anni di reclusione da un'altra amnistia, concessa nel 1991 - per aver assassinato (1 febbraio 1979) Abdi Ipekci, direttore di un quotidiano turco Milliyet, che due anni prima aveva pubblicato una sua lettera nella quale annunciava di voler uccidere il Papa se non avesse rinunciato ad un suo viaggio in Turchia.
Quello che segue è un frammento di ricostruzione giornalistica della vicenda:

"...Agca, braccato dalla folla e subito arrestato, nei primi interrogatori racconta al giudice Ferdinando Imposimato la sua militanza nei "Lupi Grigi" e i suoi frequenti viaggi a Sofia. Qui tre diplomatici bulgari gli avrebbero offerto più di un milione di dollari per assassinare il Papa. Al processo però fa scena muta. La prima sentenza è del 22 luglio 1981. La Corte d'Assise, dopo un processo di appena tre giorni, lo condanna all'ergastolo. La motivazione sottolinea come l'attentato "non fu opera di un maniaco, ma venne preparato da un'organizzazione eversiva rimasta nell'ombra". La difesa sostiene invece che Agca ha agito da solo, in preda ad una schizofrenia paranoica che gli faceva desiderare di diventare un eroe del mondo musulmano. Agca rinuncia a presentare appello contro la sentenza. Il 16 ottobre viene affidato al giudice Ilario Martella il supplemento d'istruttoria per stabilire eventuali complicità.

Il 16 agosto 1982 sul Reader's Digest Claire Starling sostiene che Agca ha agito su mandato dei servizi segreti bulgari e sovietici. Nasce così la cosiddetta "pista bulgara". Agca riprende a parlare di un complotto internazionale ordito da servizi segreti bulgari, mafia turca e Lupi Grigi. Il 25 novembre viene arrestato a Roma il bulgaro Serghiei Ivanov Antonov, funzionario della compagnia aerea bulgara "Balkan Air". Il 22 giugno 1983 scompare a Roma Emanuela Orlandi, figlia di un funzionario vaticano. I sedicenti rapitori chiedono la libertà di Agca. Le due vicende si intrecceranno a lungo. Il 27 dicembre 1983 il Papa visita Agca in carcere e gli rinnova il perdono concessogli già pochi giorni dopo l'attentato. Il 29 marzo 1986 la Corte d'Assise assolve per insufficienza di prove Antonov e demolisce la teoria del complotto. La situazione si fa sempre più confusa. Agca coinvolge anche il faccendiere Francesco Pazienza che a sua volta attribuisce la nascita della pista bulgara al brigatista rosso Giovanni Senzani, compagno di carcere di Agca. I magistrati che interrogano il turco si trovano di fronte a deposizioni sempre più contraddittorie. In una lettera al giudice Imposimato Agca rivela che nel dicembre 1983 ha ricevuto a Rebibbia il magistrato bulgaro Jordan Ormankov e il suo interprete Markov Petrov, rivelatosi poi un agente del Kgb. I due gli avrebbero imposto il silenzio, minacciando di uccidere lui e tutti i suoi familiari qualora avesse continuato a dare credito alla pista bulgara. Il 28 maggio 1985 durante l'udienza in aula di giustizia dichiara con la massima naturalezza: 'L'attentato al Papa è collegato al terzo mistero di Fatima. In nome di Dio onnipotente, io annuncio la fine del mondo. Io sono Gesù Cristo, il verbo incarnato e reincarnato'.