NIBIRU/Documenti Antichi

NIBIRU - Documenti Antichi I

Parte Prima

Oltre ai già citati Enuma Elish e canti sumeri, esistono nel corso della storia riferimenti più o meno espliciti ad un decimo pianeta orbitante attorno al nostro Sistema Solare.

Secondo Aristotele, ad esempio, i Pitagorici, con i loro studi sui numeri, avevano una concezione matematica dell'universo che presenta nette somiglianze con le credenze egizie e mesopotamiche (da non sottovalutare il fatto che Pitagora avrebbe appreso vastissime conoscenze esoteriche in Egitto prima e in Babilonia poi):

"[i Pitagorici] dicono che la Terra è un astro…Poi, di contro a questa, dicono che c'è una seconda terra, ch'essi chiamano antiterra…" [Aristotele, De coelo]

"…Alcuni [dei Pitagorici] dicono che la via lattea…è la via un tempo percorsa da uno degli astri caduto nella rovina…al tempo di Fetonte…" [Aristotele, Meteorologica]

"…poiché il dieci sembra essere un numero perfetto e contenere in sé tutta la natura dei numeri, [I Pitagorici] dicevano che anche i corpi che si muovono nel cielo sono dieci; e poiché se ne vedono soltanto nove, aggiungevano come decimo l'antiterra." [Aristotele, Metaphysica]

In questi tre passi troviamo espliciti riferimenti alle vicende passate e presenti di un Pianeta X presente ma non sempre visibile nel nostro Sistema Solare; Nel De coelo si parla dell'antiterra, un "astro", un pianeta contrapposto al nostro. Se torniamo per un momento al mito del conflitto tra Marduk e Tiamat, contenuto nell'Enuma Elish, l'implicazione che il termine "antiterra" può simbolicamente suggerire non può essere ignorata.
Nel Meteorologica si accenna ad un collasso planetario, una catastrofe che ha coinvolto "uno degli astri", che un tempo percorreva la via lattea; ora, se "…la Terra è un astro…" [De coelo], possiamo ragionevolmente pensare che nella frase "…uno degli astri…" si intende uno dei pianeti, e il fatto che per i Pitagorici questo pianeta-astro percorreva un tempo la via lattea, sembrerebbe affermare che detto pianeta avrebbe fatto parte del nostro Sistema Solare (un decimo pianeta, quindi) e che abbia subito un tragico destino al tempo di Fetonte ( personaggio mitologico, figlio di Apollo e Climene. Secondo il mito egli non credeva di essere figlio di un dio, e per averne la prova pretese di guidare il carro di Apollo. Inesperto, fece compiere al carro un percorso inconsueto, che mise a rischio la Terra e produsse una bruciatura nella Via Lattea. Venne fulminato da Zeus e precipitò nel fiume Eridano, l'attuale Po).

Si potrebbe discutere a lungo sulle possibili e affascinanti simbologie esoteriche che le affermazioni dei Pitagorici, collegate con il mito di Fetonte, producono, ma non è questo il contesto appropriato.
Nella Metaphysica abbiamo infine, in maniera esplicita, il disegno completo del nostro Sistema Solare, così com'era conosciuto anche dalle popolazioni mesopotamiche: e cioè che i pianeti devono essere dieci, perché, per i Pitagorici, il dieci "…contiene in sé tutta la natura dei numeri…"; e se "…il numero contiene tutte le altre cose…" [Stobeo, Eclogae Physicae], il sillogismo porta ad identificare il dieci come l'unico numero della perfezione, secondo i seguaci di Pitagora.
Poiché nel cielo i pianeti sono nove, i Pitagorici individuano nell'antiterra il "decimo pianeta". Il cerchio si chiude.
Considerato l'apporto dato da Pitagora e dalla sua scuola alla matematica, geometria, goniometria, astronomia, numerologia, aritmogeometria, filosofia, armonia, cosmologia (per citare alcune "scoperte": tavola pitagorica, teorema di Pitagora, evoluzione del concetto di numero, divulgazione della prova del nove, calcolo delle vibrazioni armoniche, incommensurabilità e irrazionalità di alcune grandezze, proprietà dei triangoli, iperbole ed ellisse, dodecaedro inscritto in una sfera), apporto su cui poggia l'intera cultura occidentale, non è forse inverosimile che proprio su quell'unico punto, cioè sulla struttura planetaria del nostro Sistema Solare, "quell'uomo" (come veniva definito dai suoi discepoli) si sia sbagliato?
E' molto più semplice fare tesoro di questa come altre rivelazioni, e da queste partire per un'evoluzione del pensiero che ci possa permettere di comprendere al meglio tutto quello che circonda la nostra esistenza.