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PONZIO PILATO

La possibile presenza di Longino sulla scena della morte di Gesù può essere avvalorata dal fatto che il suo superiore, Ponzio Pilato, fosse abruzzese come lui e quindi si fidasse di un suo conterraneo per affidargli un compito molto delicato per quel particolare momento storico! È notorio che un ruolo importante nella vita e nella morte di Gesù e nella nascita della religione Cristiana è stato giocato da Ponzio Pilato, ma chi era questo personaggio? Erode il Grande fu un re di immenso spessore politico, così alla sua morte le province orientali furono affidate al figlio, il quale, privo delle doti diplomatiche dell’illustre genitore, collezionò una serie di insuccessi che lo portarono a essere allontanato dal suo pubblico ufficio e mandato nelle Gallie. Queste Province orientali dell’impero, tornarono quindi sotto la giurisdizione di Roma, la quale si faceva rappresentare da un Procuratore, che dipendeva dalla Siria. Ponzio Pilato ricoprì questa carica per ben dieci anni dal 26 al 36 d.C., ma egli non ebbe mai un ruolo di rilievo nella vita politica romana se non per quella illustre condanna che gli condizionò la vita e lo consegnò alla storia come uno dei tanti aguzzini del Cristo. Egli apparteneva all’ordine equestre e fece carriera all’ombra del prefetto Tiberio finché non arrivò la sua grande occasione, quando divenne procuratore della Giudea. Essendo un debole, non sfruttò a fondo quest’occasione e così, dopo una serie di errori, come porre le insegne romane sul Tempio di Gerusalemme, depredare il tesoro del medesimo per costruire acquedotti, reprimere nel sangue tumulti scoppiati a causa della sua superficialità, gli revocarono l’incarico. Mentre rientrava a Roma il suo protettore, che nel frattempo era diventato imperatore, morì e le tracce di questo personaggio storico si persero sotto le pesanti sabbie del tempo, per rinascere nel mito. Secondo alcune leggende, pare che Ponzio Pilato sia nato ad Amiterno, antica e leggendaria città nelle vicinanze dell’Aquila, da cui il capoluogo abruzzese ebbe origine; sempre in questo luogo sembra che sia stata ritrovata anche una pergamena che potrebbe essere la sentenza di morte pronunciata contro il Nazzareno. In un’altra leggenda si sostiene che Pilato fosse nato a Bisenti in provincia di Teramo, poiché la sua gens sembrerebbe essere di origine Vestina; infatti, la Gens Ponzia era una delle più antiche e celebri famiglie già all’epoca del Nazzareno. La fama di cui questa stirpe godeva era dovuta anche agli uomini illustri che l’avevano resa celebre con le loro gesta eroiche come Ponzio Telesio che fu l’artefice della sconfitta romana alle Forche Caudine. Sempre a Bisenti, pare sia stata individuata, addirittura, l’ubicazione della casa di famiglia dove essi risiedevano e dove, come sembra dalla tradizione, nacque anche Ponzio Pilato. Essa, di chiara derivazione medievale, pare sia stata costruita su fondamenta Si dice che la presunta dimora del procuratore sia ancora oggi “visitata” dal suo fantasma che cerca un po’ di pace, che forse non troverà mai! Adiacente alla magione vi è un pozzo che nasconde oscuri e lugubri misteri di cui nessuno è ancora riuscito a svelarne i segreti. La tradizione popolare vuole che a Corfinio, Pilato possedesse un bellissimo castello, frutto di eredità della sua nobile stirpe; questo mastio era dotato di potentissime mura e torri e aveva un’unica via di accesso, a mo’ di forte. Il procuratore era molto conosciuto presso i romani per la sua lealtà e diplomazia, così fu chiamato da Tiberio con l’incarico di presiedere all’interrogatorio del Cristo e, nel caso, assolverlo; poiché l’imperatore, essendo lebbroso, sperava in eventuale gesto di gratitudine da parte dell’imputato, che lo avrebbe forse guarito dalla sua malattia. Ponzio Pilato, arrivato a Gerusalemme, purtroppo, si trovò di fronte a gente convinta della colpevolezza dell’imputato e così “lavandosi le mani”, indirettamente lo condannò a morte. Per paura delle ritorsioni dell’imperatore tornò in incognito al suo castello. Passarono alcuni giorni e Tiberio fu informato della triste sorte del Nazzareno e così adirato chiamò a Roma il procuratore che, nascosto nel suo castello, non si presentò. L’imperatore, allora, fece assediare il castello. Per ritorsione egli uccise tutti i suoi servi di fede cristiana. Il suo sacrilegio fu punito da Dio in maniera crudele: improvvisamente le statue iniziarono a sanguinare e una colonia di topi assaltò il maniero che cadde travolgendo tutti, compreso il suo proprietario che, afferrato da una schiera di diavoli, fu gettato in un fiume che non volle accogliere le spoglie sacrileghe, le quali furono scagliate, successivamente in una pozza d’acqua dove rimarranno fino alla fine dei secoli.
Si legge su https://it.wikipedia.org/wiki/Ponzio_Pilato a proposito di Ponzio Pilato
“Ponzio Pilato (in latino: Pontius Pilatus; in greco: Πόντιος Πιλᾶτος; in ebraico: פונטיוס פילאטוס; floruit 26-36; ... – I secolo) è stato un politico romano. Nei Vangeli Pilato è colui che condanna a morte Gesù. Pilato è ricordato come martire dalla Chiesa copta e come santo dalla Chiesa etiope.I dettagli biografici di Pilato prima e dopo la sua nomina in Giudea non sono certi. Oltre che dai vangeli, le vicende di Ponzio Pilato ci sono note anche dai resoconti di due autori ebrei del tempo: Flavio Giuseppe e Filone di Alessandria . Un breve accenno è inoltre presente in Tacito.  Fu il quinto prefetto della prefettura della Giudea, in carica tra gli anni 26 e 36; è famoso per il ruolo che svolse nella passione di Gesù, secondo quanto testimoniano i vangeli, in quanto fu giudice del processo di Gesù e ne ordinò la flagellazione e la crocifissione. Pilato compare in tutti e quattro i vangeli canonici. Il Vangelo secondo Marco mostra Gesù innocente dell'accusa di aver complottato contro l'Impero romano e raffigura Pilato come estremamente riluttante a giustiziarlo, dando la colpa alle gerarchie giudaiche per la condanna, anche se Pilato era l'unica autorità in grado di decidere una condanna a morte. Nel Vangelo secondo Matteo, Pilato si lava le mani del caso e, riluttante, manda Gesù a morte. Nel Vangelo secondo Luca, Pilato riconosce che Gesù non aveva minacciato l'Impero. Nel Vangelo secondo Giovanni, Pilato interroga Gesù, il quale non afferma di essere né il Figlio dell'Uomo né il Messia, ma gli dà conferma rispondendo "tu lo dici: io sono re" (Gv 18,37). Secondo quanto riportato da Flavio Giuseppe, Pilato provò senza successo a romanizzare la provincia romana della Giudea, introducendo immagini dell'imperatore a Gerusalemme (cosa che suscitò una forte protesta perché la legge ebraica non lo consentiva) e provando a costruire un acquedotto con i fondi che si raccoglievano nel Tempio. I contrasti con la popolazione locale lo portarono a trasferire la capitale della regione da Cesarea a Gerusalemme, per poter meglio controllare le continue ribellioni.  Il governatore della Siria, Lucio Vitellio, lo destituì nell'anno 36 o 37 a causa della durezza con la quale aveva represso i Samaritani che avevano messo in atto la rivolta del monte Garizim e l'imperatore Caligola lo mandò in Gallia (37–41). Al suo ruolo di prefetto della Giudea subentrò Marcello. Filone di Alessandria racconta che era corrotto, licenzioso e crudele, che rubava e che condannava senza processo. Eusebio di Cesarea, citando degli scritti apocrifi, afferma che Pilato non ebbe fortuna sotto il regno di Caligola e si suicidò nella città gallica di Vienne. Secondo Agapio di Ierapoli, Pilato si suicidò durante il primo anno del regno di Caligola.  Secondo il Nuovo Testamento, Gesù fu portato al cospetto di Pilato dalle autorità ebraiche di Gerusalemme, le quali dopo averlo arrestato, lo interrogarono e ricevettero delle risposte che lo fecero considerare blasfemo. La domanda più importante che Pilato fece a Gesù fu se lui considerasse se stesso come re dei Giudei. Nella prosecuzione dell'interrogatorio, secondo il Vangelo secondo Giovanni, Gesù affermò di essere venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità e proseguì dicendo: Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce. Al che Pilato chiese: Che cos'è la verità?. Pilato tentò di non condannare Gesù e, visto che in occasione della Pasqua era usanza che fosse liberato un prigioniero, Pilato lasciò al popolo la scelta tra Gesù e un assassino di nome Barabba. Nel Vangelo secondo Matteo ci sono altri due elementi, un intervento della moglie di Pilato, Claudia Procula, la quale gli consiglia di rilasciare Gesù, e l'episodio di Pilato che si lava le mani davanti alla folla dicendo: Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!. Da questo gesto nasce il detto: lavarsi le mani per indicare il gesto di una persona che non prende posizione e lascia che altri prendano una decisione. Pilato è anche presente negli Atti di Pilato, un apocrifo del II/III secolo. Altri testi che ci parlano di lui in relazione a Gesù sono un brano dello storico giudeo Flavio Giuseppe risalente all'anno 93 o 94:
« Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia di altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani »
Questo passaggio, noto come Testimonium Flavianum, è da tempo oggetto di discussione a causa del suo tono celebrativo: la maggioranza degli studiosi lo ritiene autentico nella sostanza ma oggetto di interpolazioni da parte di copisti medievali. In un manoscritto arabo del X secolo ne è ad esempio documentata una versione con le stesse informazioni ma in una versione più scarna e priva degli elementi celebrativi. Un riferimento a Pilato è inoltre presente nel brano dello storico romano Tacito risalente all'anno 116 o 117:
« Cristo era stato ucciso sotto l'imperatore Tiberio dal procuratore Pilato; questa esecrabile superstizione, momentaneamente repressa, è iniziata di nuovo, non solo in Giudea, origine del male, ma anche nell'Urbe (Roma), luogo nel quale confluiscono e dove si celebrano ogni tipo di atrocità e vergogne. »