INDAGINI/In Italia

Sangue a Castel D'Arno

La Leggenda del Nobile Brigante

ITINERARIO

Per chi proviene da Nord in autostrada (A1) uscita Bettolle Val di Chiana.
Percorrere la statale E75 fino a Perugia, quindi proseguire in direzione Cesena e uscire a Valfabbrica. 
Percorsi circa km 6, dirigersi verso la località di Pianello seguendo le indicazioni, fino ad arrivare a Castel d'Arno.
Per chi proviene da Sud in autostrada A1: uscire a Orte in direzione Terni. 
Percorsi circa km 21, prendere la deviazione Perugia / Cesena. 
Dopo aver percorso circa km 80 in direzione Cesena, uscire a Valfabbrica. 
Percorsi circa km 6, dirigersi verso la località Pianello seguendo le indicazioni fino a Castel d'Arno.
COORDINATE GPS: N 43.14992° E 12.53758°



I BRIGANTI DELL'ARNA

"Le storie dei banditi e dei briganti che nel territorio arnate hanno fatto di volta in volta razzia o rifugio sono un invito a ripercorrere un viaggio, seguendo il filo rosso di episodi lontani nel tempo, che pur non facendo parte della storia "ufficiale" hanno avuto un ruolo determinante..."

Con queste parole l'Assessore al Turismo Ilio Liberati introduce uno studio condotto dai ragazzi di una scuola elementare nel territorio Umbro in collaborazione con il Comune di Perugia per la riscoperta e la conservazione delle tradizioni locali.
E' dove la storia "ufficiale" non arriva che il Gruppo The X-Plan indaga, alla ricerca di tracce del passato che possano aiutare a comprendere il nostro tempo.
Veniamo cosi' a scoprire un luogo, isolato nella campagna a meta' tra Perugia e Assisi, che in passato era considerato con terrore in quanto ricettacolo di banditi e briganti.
Il territorio di Arna, situato tra i fiumi Tevere e Chiascio, e' un territorio ancora oggi caratterizzato da fitti boschi, ripidi declivi e colline che nascondono piccole valli che si allargano solo nei pressi del letto fluviale. La conformazione del terreno e l'isolamento dell'area rispetto alle ordinarie vie di comunicazione tra Perugia, Assisi e Gubbio favorirono l'arrivo di uomini senza scrupoli che guardavano con occhi rapaci alle vaste aree agricole dello Stato Pontificio.
Gia' nel medioevo la zona era nota per la presenza di banditi, ma il fenomeno si fece piu' intenso dopo il 1540 in seguito alla "Guerra del Sale" nella quale Perugia perse la sua autonomia e venne assorbita all'interno dell'amministrazione centrale della Chiesa.
Da quel momento non si contarono piu' gli assalti in zone isolate a chi tornava dalle fiere, aggressioni a case isolate di nobili e contadini benestanti, che venivano spogliati di tutto quello che poteva costituire bottino: gioielli e denaro, ma anche cibo, vestiti, attrezzi da lavoro, bestiame, ecc.
Il Castello di Ripa fu il primo a crearsi la fama di "covo di malviventi": verso la seconda meta' del 1500 un contadino divenuto brigante, tale Fabrizio di Ripa, cavalcava con la sua banda di dodici uomini da una valle all'altra depredando e uccidendo. Tali e tante furono le sue ignobili gesta che il governo pontificio chiese aiuto al Ducato di Firenze per catturare il bandito.
Nell'Ottobre 1585 durante uno scontro tra le truppe fiorentine e la banda di Fabrizio tre briganti vennero uccisi e decapitati. Le loro teste furono fissate in cima alla Fontana Maggiore come monito. Ma Fabrizio continuo' imperterrito le sue scorrerie fino al 2 Dicembre 1587 quando, finalmente catturato, venne processato e condannato alla decapitazione. Anche la sua testa divenne un macabro trofeo sulla "fonte della piazza", cioe' l'attuale Piazza IV Novembre sull'acropoli perugina.
Il fenomeno del banditismo divenne brigantaggio con l'arrivo delle truppe napoleoniche; cambio' il nome ma non la causa che aveva reso il fenomeno cosi' diffuso: l'estrema poverta' in cui versava la gente del territorio.
Ancora nel 1852 la gente di Ripa dava rifugio e protezione ai briganti, come attestato dalle truppe austriache che vennero inviate sul territorio per mettere fine alle razzie e alle uccisioni. 
Alessando Ortica fu la meschina figura di riferimento di quegli anni. Dopo varie incarcerazioni tra Perugia e Narni, Alessandro evase e torno' a Ripa dove, sotto la facciata di rispettabilita' di bottegaio, creo' una vera e propria rete di ricettazione con le zone limitrofe.
Le sue gesta terminarono il 23 Febbraio 1862 quando le guardie di pubblica sicurezza lo uccisero nella sua abitazione. Uno dei luogotenenti di Alessandro, un certo Moro, prese il comando della banda e, dopo qualche mese di inattivita' uccise tutti coloro che si credeva avessero tradito Alessandro denunciandolo alle autorita'.
Infine il Moro e la sua banda di venti uomini si uni' a "Cinicchia", il piu' temuto brigante Umbro dell'Ottocento. Nazzareno Guglielmi, questo il nome di battesimo del bandito, avvio' la sua carriera criminale dopo l'evasione dal carcere di Assisi avvenuta nel 1859. A lui furono attribuite molte rapine e uccisioni sia in Umbria che nelle Marche; il 21 Ottobre 1863 egli avrebbe ucciso a Pianello  (territorio arnate) Cesare Bellini, capitano della guardia nazionale di Valfabbrica e residente a Civitella d'Arna. Sembra che dietro l'assassinio di Bellini ci fosse addirittura il sindaco di Valfabbrica Angelo Calisti che avrebbe assoldato il Cinicchia per uccidere l'ufficiale che stava ostacolando i suoi affari. Calisti venne arrestato e poi rilasciato per insufficienza di prove, mentre il bandito Umbro emigro' in Argentina e di lui si perse ogni traccia.
Con la sua fuga il fenomeno del brigantaggio ando' via via diminuendo, i vecchi capi furono arrestati e prima dell'inizio del nuovo secolo le campagne Umbre, annesse allo Stato Italiano, erano ormai sicure.
E poi c'e' la storia del Nobile Brigante, la storia di sangue di Francesco Alfani.