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IL DIO ALIENO DELLA BIBBIA |
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Mauro Biglino |
Fonte: Uno-Infinito Editori |
Mauro Biglino approfondisce il suo precedente studio ("Il Libro che Cambiera' per Sempre le Nostre Idee sulla Bibbia" – ndr) sull'interpretazione dell'Antico Testamento secondo la lettera Ebraica. In questa nuova opera si analizza la consistenza reale delle basi ideologiche che, a partire dalla Bibbia, hanno generato l'immensa cornice etica, spirituale/religiosa, e sociale propria delle grandi religioni monoteistiche del mondo. A partire dai possibili significati del termine Elohim, tradotto come Dio (unico) ma in realta' dalla radice Ebraica foriera di molteplici significati. Se gli Elohim, i "Signori", erano una pluralita' di individui in carne e ossa, venuti sulla Terra per determinati scopi, da dove provenivano? E' la domanda che l'autore si pone nel Capitolo 4, aggiungendo alle varie ipotesi piu' o meno condivise da altri studiosi, quella Greca della traduzione "Giganti" [Nephilim] come figli del rapporto tra Elohim e Donne Adamitiche (Umane, Terrestri). Biglino propone l'ipotesi dell'assonanza tra la parola Giganti e Orione, costellazione rappresentata come un gigante proprio dai Greci. Una semplice casualita' o una conoscenza precisa andata perduta? Si passa poi ai temi principali del libro, e cioe' la creazione dell'uomo gia' analizzata nel precedente volume, ma che qui affronta la tematica della creazione del primo uomo ad opera degli Elohim, e della successiva creazione da parte di Yahweh. Interessante la traduzione e successiva interpretazione dei due termini Teema e Tiit dei racconti Sumeri (Epopea Gilgamesh), che nella Bibbia vengono tradotti come Tselem e Afar. Due traduzioni diverse di unici concetti, e cioe' dell'operazione di mescolamento della sostanza vitale degli Anunnaki/Elohim con quella originaria dell'Adam (Ricordiamo che in tutti i testi Biblici e non, l'Adam/Uomo viene "creato" a partire da una creatura che gia' esisteva sulla Terra). Si tratterebbe quindi di una vera e propria operazione di eugenetica da parte dei "Signori dell'Alto" nei confronti della creatura terrestre selezionata. Il parallelismo dei due testi (Sumero e Biblico) porta l'autore a sospettare una certa influenza del primo sul secondo, e di conseguenza la veridicita' storica dell'Antico Testamento se letto come un vero e proprio resoconto cronologico di testimoni. Il secondo importante argomento e' quello del Monoteismo. Nel Capitolo 6 l'Autore smonta ogni possibilita' dell'esistenza del concetto del "Dio Unico e Onnipotente" nella Bibbia, attraverso due semplici criteri: traduzione letterale del testo e logica. Ci appare cosi' il racconto di una molteplicita' di esseri dotati di conoscenze e tecnologie avanzate, che discendono sulla Terra e si spartiscono il territorio controllando ogni settore personalmente, e poi in seguito assegnandolo a un loro rappresentante Adamitico. La stessa cosa sarebbe successa con Yahweh, uno tra gli Elohim, che avrebbe ricevuto (o deciso di controllare) un territorio, e a sua volta avrebbe scelto un suo "esercito" (Tribu' riunite sotto Mose') per abitarlo e governarlo. Di qui il "patto" tra Yahweh e Mose', un patto che si sarebbe dovuto rinnovare di generazione in generazione, o che si sarebbe potuto sciogliere (opzione non consigliabile vista la sorte che toccava ai "ribelli"). Interpretare l'Antico Testamento secondo l'antica lettera Ebraica (che, va detto, possiede la caratteristica del molteplice significato della parola) riduce di fatto la Bibbia a un testo che racconta la Genesi della Terra e poi il percorso delle tribu' di Israele verso la conquista di un territorio particolarmente ambito dal loro Capo, Yahweh. Non si tratterebbe dunque del Testo Sacro dell'umanita' che riproduce la Parola di Dio inteso come entita' spirituale, onnipresente e onniscente, che ha parlato all'Uomo dandogli la vita, la scienza, e il Mondo. Non di monoteismo si dovrebbe parlare, come puntualizza l'autore, ma semmai di Monolatria, una forma particolare di Monolatria Anarchica intesa come la libera scelta di un "Dio" cui sottomettersi e obbedire, per ottenere vantaggi importanti come terre, potere, ricchezze, e in sintesi una vita di prosperita'. Questo scenario descritto dal punto di vista Ebraico sarebbe potuto benissimo essere visto dal punto di vista delle altre popolazioni che in quel tempo venivano governate dagli altri Elohim, e le cui vicende sarebbero potute essere registrate (o magari lo sono state) in altrettanti testi. Pensiamo ai seguaci di Baal, ad esempio, menzionato nella Bibbia come un "Eloha" viaggiatore che si assentava per lungo tempo lasciando il suo popolo, i Fenici. Altro concetto importante analizzato nel libro e' quello dell'esatto significato dei Cherubini, un duplice significato a seconda che essi vengano associati al Giardino dell'Eden o all'Arca dell'Alleanza. Un duplice significato che certamente non e' quello fornito dalla Teologia corrente. La stessa Arca, un mistero affascinante ancora oggi, sarebbe perfettamente descrita nell'originale testo della Bibbia come un apparecchio dai molteplici usi: condensatore elettrico, ricevitore radio, banca dati,... E che dire della "cacciata" di Adamo ed Eva dal Giardino dell'Eden e conseguente nascita del peccato originale su ogni uomo e donna? Una pura invenzione teologica secondo l'autore, in quanto l'Eden sarebbe stato un luogo preciso a Est della Mesopotamia dove l'Eloha (forse il signore supremo Enlil?) teneva le sue prime creazioni, oltre a diversi strumenti della conoscenza della sua razza, e che solo l'intervento del "serpente" (il fratello Enki?) avrebbe causato la presa di coscienza dei terrestri riguardo la loro "nudita'" (intesa come consapevolezza della propria capacita' riproduttiva) e di conseguenza la cacciata dall'Eden da parte dell' Eloha/padrone. Dove sta, in tutto questo, l'immane costruzione spirituale avanzata nei secoli successivi al tempo di Cristo, e sempre piu' orientata verso la divinizzazione dei testi sacri, la monoteizzazione di Dio, e l'esasperazione dei concetti di Paradiso, Inferno, Angeli, Demoni, Satana, Lucifero? Concetti che ancora oggi sono la causa di guerre di religione, persecuzione, preghiere e suppliche, rituali satanici o appello ai miracoli, nonche' la sterminata letteratura che ne consegue e la nascita di culture vere e proprie basate su tali elementi?
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Nella Bibbia non ve ne sarebbe traccia, anzi si tratterebbe di una
interpretazione faziosa inserita dai primi creatori delle religioni
quando gli Elohim, i "Signori dell'Alto", lasciarono il Pianeta (o
comunque interruppero i contatti diretti con gli uomini). C'era il
bisogno di mantenere i popoli nella convinzione dell'esistenza (della
persistenza) di un'entita' che tutto vede e tutto puo', piu' potente dei
singoli governanti terrestri, e che avrebbe potuto salvare o punire a
seconda delle azioni compiute. Il bisogno di Religioni, paradossalmente,
sarebbe nato con la scomparsa degli Dei. Dobbiamo quindi ridurre tutta
la nostra evoluzione spirituale e di coscienza a mera costruzione
post-Biblica? Io credo di no, anzi semmai e' il contrario. Se la
Bibbia e' solo il resoconto dell'arrivo di esseri da altri pianeti sulla
Terra, e della creazione dell'Uomo secondo la loro scienza, questo
rappresenta solo una sezione dell'Impianto multidimensionale in cui
tutti noi siamo immersi. L'interpretazione letterale della Bibbia non
deve in alcun modo ridurre la nostra vita alle sole azioni materiali. Se
e' vero che la Terra e le sue creature viventi preesistevano all'arrivo
di altre creature con un diverso livello di conoscienza, e' presumibile
pensare ad essi come dotati di una qualche forma di coscienza o
concezione spirituale che si sarebbe trasferita nell'ominide divenuto
Adamo. Accanto alla mescolanza del DNA degli Elohim, o si sarebbe
trasferita anche la parte della coscienza e dello spirito, o questo gia'
esisteva nel DNA originario terrestre. Come altrimenti spiegare non
tanto il bisogno di religione (bisogno instillato nelle nostre menti da
false interpretazioni dei testi), quanto il bisogno di connettere la
nostra piu' intima sostanza con quella della Natura, linguaggio sulla
Terra dell'Universo. E' difficile spiegare concetti astratti come
questi, ma e' innegabile che chi sente questo bisogno spirituale, puo'
comprendere quanto tale sensazione sia presente costantemente nella
nostra vita. Lo era anche negli Elohim e per gli Elohim. La Bibbia non
ne parla, ma certamente l'accenno all'esistenza dell'Albero dei Viventi
(Genesi 2:8,...) e l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male. L'autore
ci dice che la Bibbia localizza il primo ma non fa alcun cenno al
secondo; poi ci viene detto che il primo non contempla la Morte, mentre
il secondo abbraccia Bene e Male. Nell'interpretazione di Biglino questo
avviene perche' dove c'e' vita non puo' esserci morte, mentre Bene e
Male sono due concetti presenti nella stessa sostanza. Al versetto
2:17 Yahweh proibisce agli Adam di mangiare dall'Albero della Conoscenza
ma non da quello della vita. Ma quando Adamo e Eva mangiano da questi,
Yahweh li caccia dall'Eden. Come e' possibile questo, si domanda
l'autore? Perche' sarebbero dovuti essere cacciati per aver trasgredito
un ordine che non era stato mai dato? La conclusione piu' ovvia
sarebbe quella di una confusione nata dai copisti, che avrebbero
raddoppiato un albero che invece era unico. Altri errori sono
effettivamente presenti nell'Antico Testamento, ma nessuno di questa
portata.
La mia personalissima visione di questo concetto, che
non solo rappresenta la Genesi dell'uomo come lo intendiamo oggi, ma a
mio parere e' la chiave per capire i nostri stessi creatori, e' che gli
"alberi" (se cosi' possono essere definiti) potrebbero essere stati
effettivamente due: quello della Vita (la parte biologica, chimica,
genetica, scientifica in possesso degli Elohim) e quello della
Conoscenza (forse il segreto dell'esistenza dello Spirito, dell'Anima,
della Coscienza?). La Bibbia non parla del secondo forse perche' gli
Elohim non avevano nessuna intenzione di trasmettere all'Adam l'essenza
dello Spirito e della Coscienza. Lo stesso "serpente", anche se ben
disposto nei confronti delle sue creature, si e' guardato bene
dall'offrire loro la Conoscenza, ma certamente li ha spinti
all'indipendenza attraverso l'Albero della Vita (non dell'immortalita'
che, come scrive l'autore, non era in possesso degli Elohim visto che
anche loro morivano – ma semmai del segreto dell'autonoma riproduzione
sessuale). Sarebbe quindi l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male l'unico accenno "spirituale" della Bibbia connesso agli Elohim? Siccome
si e' nel campo delle supposizioni, mi si conceda lo spazio per questa
brevissima interpretazione basata sulla conoscenza dell'autore –
certamente superiore della mia – della Bibbia Ebraica.
Vorrei concludere con poche annotazioni a margine:
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Rispetto al volume precedente, e' scomparsa la guida fonetica sotto i
caratteri ebraici, e' un peccato perche' il suono delle parole dava un
certo fascino e forza al testo - Le consonanti del nome YHWH a pag. 114 risultano invertite in YWHW -Nonostante
l'autore abbia piu' volte sottolineato la propria metodologia di
indagine strettamente legata al testo ebraico della Bibbia, a pag. 270
nell'introduzione alle "Domande Legittime" si fa accenno alla
non-assoluta assenza delle figure angeliche, una piacevole digressione
nello spirituale -Pag. 319: si accenna al Deuteronomio 30:15 dove
Yahweh dice "Io pongo davanti a te la vita e il bene, la morte e il
male". Subito dopo l'autore collega questa frase al contesto della
confusione tra i due alberi dell'Eden, scrivendo che "...i due alberi
con i contenuti di cui sarebbero i portatori appaiono qui integrati
l'uno nell'altro...". Ma al commento su Genesi 2:9 l'autore commenta
che: "...Annotiamo che il primo albero e' solo "della vita" e non anche
"della morte". Una contraddizione concettuale piuttosto rilevante.
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07/03/2016 15:03:57 |
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