Nonostante l’interesse nei confronti di Marte abbia avuto fino a 
metà XIX’ secolo i caratteri della scientificità, non vanno sottovalutati due 
dei grandi enigmi legati al Pianeta rosso, sorti tra gli anni ’60 e ’70, dopo 
l’arrivo sulla Terra delle prime immagini inviate dalle sonde…
I monumenti di Marte
Il primo, vero, accesissimo dibattito ha inizio nella metà degli 
anni ’70, nel momento in cui le sonde americane Viking 1 e 2 raggiungono la 
superficie di Marte: é il 20 luglio ed il 4 settembre 1976, e gli archivi 
fotografici della NASA si arricchiscono di oltre 60.000 fotografie inviate alla 
Terra. Fra queste, una del 25 Luglio ci rivela alcuni particolari che destano 
scalpore fra gli ufologi: nella zona settentrionale del pianeta, presso Cydonia 
Mensae, nella piana di Acidalia, fra le rocce sembra di vedere le tracce di 
alcuni manufatti, simili a rovine: una cittadella, una fortezza, una serie di 
piramidi; ma soprattutto, chiaro ed inequivocabile, il volto di una sfinge. La 
struttura inquadrata dal Viking in due diverse occasioni, e con luce differente, 
é lunga un chilometro e mezzo. Alla NASA si dichiara che si tratta di una 
semplice “illusione ottica”, in quanto il successivo passaggio al di sopra di 
Cydonia, avvenuto “poche ore dopo”, non ha rivelato nulla. Pertanto “la faccia é 
un’illusione”… Alcuni ricercatori (tra cui Di Pietro e Molenaar) scoprono che 
l’area in questione era stata sorvolata per la seconda volta non poche ore, 
bensì trentacinque giorni dopo il primo passaggio. Si accorgono di essere in 
presenza di una seconda fotografia, nella quale si ripresenta l'immagine della 
stessa faccia, con gli stessi particolari! Risultano presenti anche tutte le 
strutture di contorno, prime fra le quali le maestose piramidi. L'esistenza di 
due immagini, riferite allo stesso oggetto, ripreso sotto differenti condizioni 
di luce, dà la possibilità di realizzare un modello tridimensionale 
computerizzato, il che significa identificare la costruzione indipendentemente 
dai “giochi di luce”. A quindici chilometri da quella testa gigantesca compaiono 
delle insolite formazioni rocciose che sembrano disegnare una fortezza 
triangolare e ben sei piramidi a quattro e cinque lati. E’ Richard Hoagland che 
teorizza che le sei piramidi presenti nella regione di Cydonia ed il volto 
scolpito sarebbero in realtà i resti di un grande complesso, collocato in modo 
da essere rivolto sia al levar del sole che al tramonto, edificato su Marte 
500.000 anni fa in base a delle leggi di una geometria armoniosa ed analogamente 
agli antichi templi e luoghi sacri presenti sulla Terra. Nel complesso di 
strutture egli ne evidenzia in particolare una: una piramide a base pentagonale, 
il cui asse di simmetria si proietta su volto della sfinge… Errol Torun, tecnico 
del Pentagono e specialista del Servizio Cartografico del Ministero della Difesa 
statunitense, viene originariamente incaricato di indagare su tali strutture al 
solo fine di smentirne la reale origine artificiale a cui Hoagland ed altri 
erano favorevoli. Durante il suo studio raccoglie così numerosi elementi a 
favore di questa ipotesi, da cambiare idea e schierarsi nelle fila dei 
sostenitori dell'esistenza di un'antica civiltà su Marte… egli dichiarò “non si 
conosce alcun fenomeno morfologico in grado di generare una piramide 
pentagonale.”
Le spedizioni fallite: la missione Phobos 2
Nel mese di Luglio del 1988 l'URSS invia verso Marte due sonde denominate Phobos 
1 e Phobos 2. Mentre Phobos 1 fallisce, Phobos 2 riesce ad arrivare a 
destinazione, nel Gennaio del 1989. Il 28 marzo, tuttavia, il centro di 
controllo della missione sovietica annuncia di avere improvvisi problemi di 
comunicazione con la navicella; nei giorni successivi, nonostante si susseguano 
conferme e smentite, la sonda viene definitivamente persa. Il 31 marzo un noto 
quotidiano spagnolo pubblica un dispaccio: “il notiziario televisivo Vremya 
aveva rivelato, il giorno prima, che la sonda spaziale Phobos 2, che stava 
orbitando attorno a Marte quando vennero interrotti i contatti, aveva 
fotografato un oggetto non identificato sulla superficie di Marte qualche 
secondo prima di perdere il contatto”. Gli scienziati definirono inesplicabile 
l'ultima fotografia trasmessa dalla sonda, in cui si vedeva chiaramente una 
sottile ellisse. Ma quali immagini stava trasmettendo Phobos 2 quando si 
verificò l'incidente? Pressate dai partecipanti internazionali alla missione le 
autorità sovietiche fornirono la registrazione della trasmissione televisiva che 
Phobos 2 aveva inviato nei suoi ultimi istanti. Tale sequenza mostrava una rete 
di linee diritte nella zona equatoriale di Marte, alcune delle quali abbastanza 
larghe da apparire come forme rettangolari incise sulla superfici, che coprivano 
un’area di circa 600 kmq. Essendo stato utilizzato l’apparecchio ad infrarossi, 
era chiaro che tali linee, per essere visibili, dovevano sprigionare calore. Una 
seconda anomalia, rilevata dalla sonda, mostrava una sagoma scura che poteva 
essere descritta come una sottile ellisse con i margini molto netti, appuntiti 
invece che arrotondati margini. Essi, invece di essere confusi, risultavano 
perfettamente netti contro una specie di alone sulla superficie di Marte. 
Secondo il Dott. Becklake, che commentò le immagini durante la prima 
riproduzione, l'ombra poteva appartenere solamente ad un oggetto collocato tra 
la sonda sovietica in orbita ed il pianeta: era difatti possibile vedere l'ombra 
sulla superficie sotto di essa. Becklake spiegò che l'immagine era stata 
effettuata mentre la sonda si era allineata con Phobos ed aggiunse: “Hanno visto 
qualcosa che non avrebbe dovuto esserci, i sovietici non hanno ancora fornito 
l’ultima fotografia, e non possiamo immaginare di cosa si tratti”. Tali 
fotografie non sono mai state rilasciate…