IL DIO ALIENO DELLA BIBBIA - di:
Mauro Biglino
Editore:
Uno-Infinito Editori
Recensione critica di: Diego Antolini - thexplan.net
Mauro Biglino approfondisce il suo precedente studio ("Il Libro che Cambiera' per
Sempre le Nostre Idee sulla Bibbia" – ndr) sull'interpretazione dell'Antico Testamento
secondo la lettera Ebraica.
In questa nuova opera si analizza la consistenza reale
delle basi ideologiche che, a partire dalla Bibbia, hanno generato l'immensa cornice
etica, spirituale/religiosa, e sociale propria delle grandi religioni monoteistiche
del mondo.
A partire dai possibili significati del termine Elohim, tradotto come Dio (unico)
ma in realta' dalla radice Ebraica foriera di molteplici significati. Se gli Elohim,
i "Signori", erano una pluralita' di individui in carne e ossa, venuti sulla Terra
per determinati scopi, da dove provenivano?
E' la domanda che l'autore si pone nel Capitolo 4, aggiungendo alle varie ipotesi
piu' o meno condivise da altri studiosi, quella Greca della traduzione "Giganti"
[Nephilim] come figli del rapporto tra Elohim e Donne Adamitiche (Umane, Terrestri).
Biglino propone l'ipotesi dell'assonanza tra la parola Giganti e Orione, costellazione
rappresentata come un gigante proprio dai Greci. Una semplice casualita' o una conoscenza
precisa andata perduta?
Si passa poi ai temi principali del libro, e cioe' la creazione dell'uomo gia' analizzata
nel precedente volume, ma che qui affronta la tematica della creazione del primo
uomo ad opera degli Elohim, e della successiva creazione da parte di Yahweh. Interessante
la traduzione e successiva interpretazione dei due termini Teema e Tiit dei racconti
Sumeri (Epopea Gilgamesh), che nella Bibbia vengono tradotti come Tselem e Afar.
Due traduzioni diverse di unici concetti, e cioe' dell'operazione di mescolamento
della sostanza vitale degli Anunnaki/Elohim con quella originaria dell'Adam (Ricordiamo
che in tutti i testi Biblici e non, l'Adam/Uomo viene "creato" a partire da una
creatura che gia' esisteva sulla Terra). Si tratterebbe quindi di una vera e propria
operazione di eugenetica da parte dei "Signori dell'Alto" nei confronti della creatura
terrestre selezionata. Il parallelismo dei due testi (Sumero e Biblico) porta l'autore
a sospettare una certa influenza del primo sul secondo, e di conseguenza la veridicita'
storica dell'Antico Testamento se letto come un vero e proprio resoconto cronologico
di testimoni.
Il secondo importante argomento e' quello del Monoteismo. Nel Capitolo 6 l'Autore
smonta ogni possibilita' dell'esistenza del concetto del "Dio Unico e Onnipotente"
nella Bibbia, attraverso due semplici criteri: traduzione letterale del testo e
logica. Ci appare cosi' il racconto di una molteplicita' di esseri dotati di conoscenze
e tecnologie avanzate, che discendono sulla Terra e si spartiscono il territorio
controllando ogni settore personalmente, e poi in seguito assegnandolo a un loro
rappresentante Adamitico. La stessa cosa sarebbe successa con Yahweh, uno tra gli
Elohim, che avrebbe ricevuto (o deciso di controllare) un territorio, e a sua volta
avrebbe scelto un suo "esercito" (Tribu' riunite sotto Mose') per abitarlo e governarlo.
Di qui il "patto" tra Yahweh e Mose', un patto che si sarebbe dovuto rinnovare di
generazione in generazione, o che si sarebbe potuto sciogliere (opzione non consigliabile
vista la sorte che toccava ai "ribelli").
Interpretare l'Antico Testamento secondo l'antica lettera Ebraica (che, va detto,
possiede la caratteristica del molteplice significato della parola) riduce di fatto
la Bibbia a un testo che racconta la Genesi della Terra e poi il percorso delle
tribu' di Israele verso la conquista di un territorio particolarmente ambito dal
loro Capo, Yahweh. Non si tratterebbe dunque del Testo Sacro dell'umanita' che riproduce
la Parola di Dio inteso come entita' spirituale, onnipresente e onniscente, che
ha parlato all'Uomo dandogli la vita, la scienza, e il Mondo. Non di monoteismo
si dovrebbe parlare, come puntualizza l'autore, ma semmai di Monolatria, una forma
particolare di Monolatria Anarchica intesa come la libera scelta di un "Dio" cui
sottomettersi e obbedire, per ottenere vantaggi importanti come terre, potere, ricchezze,
e in sintesi una vita di prosperita'.
Questo scenario descritto dal punto di vista Ebraico sarebbe potuto benissimo essere
visto dal punto di vista delle altre popolazioni che in quel tempo venivano governate
dagli altri Elohim, e le cui vicende sarebbero potute essere registrate (o magari
lo sono state) in altrettanti testi. Pensiamo ai seguaci di Baal, ad esempio, menzionato
nella Bibbia come un "Eloha" viaggiatore che si assentava per lungo tempo lasciando
il suo popolo, i Fenici.
Altro concetto importante analizzato nel libro e' quello dell'esatto significato
dei Cherubini, un duplice significato a seconda che essi vengano associati al Giardino
dell'Eden o all'Arca dell'Alleanza. Un duplice significato che certamente non e'
quello fornito dalla Teologia corrente. La stessa Arca, un mistero affascinante
ancora oggi, sarebbe perfettamente descrita nell'originale testo della Bibbia come
un apparecchio dai molteplici usi: condensatore elettrico, ricevitore radio, banca
dati,...
E che dire della "cacciata" di Adamo ed Eva dal Giardino dell'Eden e conseguente
nascita del peccato originale su ogni uomo e donna? Una pura invenzione teologica
secondo l'autore, in quanto l'Eden sarebbe stato un luogo preciso a Est della Mesopotamia
dove l'Eloha (forse il signore supremo Enlil?) teneva le sue prime creazioni, oltre
a diversi strumenti della conoscenza della sua razza, e che solo l'intervento del
"serpente" (il fratello Enki?) avrebbe causato la presa di coscienza dei terrestri
riguardo la loro "nudita'" (intesa come consapevolezza della propria capacita' riproduttiva)
e di conseguenza la cacciata dall'Eden da parte dell' Eloha/padrone.
Dove sta, in tutto questo, l'immane costruzione spirituale avanzata nei secoli successivi
al tempo di Cristo, e sempre piu' orientata verso la divinizzazione dei testi sacri,
la monoteizzazione di Dio, e l'esasperazione dei concetti di Paradiso, Inferno,
Angeli, Demoni, Satana, Lucifero? Concetti che ancora oggi sono la causa di guerre
di religione, persecuzione, preghiere e suppliche, rituali satanici o appello ai
miracoli, nonche' la sterminata letteratura che ne consegue e la nascita di culture vere e proprie basate su tali elementi?
Nella Bibbia non ve ne sarebbe traccia, anzi si tratterebbe di una interpretazione
faziosa inserita dai primi creatori delle religioni quando gli Elohim, i "Signori
dell'Alto", lasciarono il Pianeta (o comunque interruppero i contatti diretti con
gli uomini). C'era il bisogno di mantenere i popoli nella convinzione dell'esistenza
(della persistenza) di un'entita' che tutto vede e tutto puo', piu' potente dei
singoli governanti
terrestri, e che avrebbe potuto salvare o punire a seconda delle
azioni compiute. Il bisogno di Religioni, paradossalmente, sarebbe nato con la scomparsa
degli Dei. Dobbiamo quindi ridurre tutta
la nostra evoluzione spirituale e di coscienza
a mera costruzione post-Biblica?
Io credo di no, anzi semmai e' il contrario. Se la Bibbia e' solo il resoconto dell'arrivo
di esseri da altri pianeti sulla Terra, e della creazione dell'Uomo secondo la loro
scienza, questo rappresenta solo una sezione dell'Impianto multidimensionale in
cui tutti noi siamo immersi. L'interpretazione letterale della Bibbia non deve in
alcun modo ridurre la nostra vita alle sole azioni materiali. Se e' vero che la
Terra e le sue creature viventi preesistevano all'arrivo di altre creature con un
diverso livello di conoscienza, e' presumibile pensare ad essi come dotati di una
qualche forma di coscienza o concezione spirituale che si sarebbe trasferita nell'ominide
divenuto Adamo. Accanto alla mescolanza del DNA degli Elohim, o si sarebbe trasferita
anche la parte della coscienza e dello spirito, o questo gia' esisteva nel DNA originario
terrestre. Come altrimenti spiegare non tanto il bisogno di religione (bisogno instillato
nelle nostre menti da false interpretazioni dei testi), quanto il bisogno di connettere
la nostra piu' intima sostanza con quella della Natura, linguaggio sulla Terra dell'Universo.
E' difficile spiegare concetti astratti come questi, ma e' innegabile che chi sente
questo bisogno spirituale, puo' comprendere quanto tale sensazione sia presente
costantemente nella nostra vita. Lo era anche negli Elohim e per gli Elohim. La
Bibbia non ne parla, ma certamente l'accenno all'esistenza dell'Albero dei Viventi
(Genesi 2:8,...) e l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male.
L'autore ci dice che la Bibbia localizza il primo ma non fa alcun cenno al secondo;
poi ci viene detto che il primo non contempla la Morte, mentre il secondo abbraccia
Bene e Male. Nell'interpretazione di Biglino questo avviene perche' dove c'e' vita
non puo' esserci morte, mentre Bene e Male sono due concetti presenti nella stessa
sostanza.
Al versetto 2:17 Yahweh proibisce agli Adam di mangiare dall'Albero della Conoscenza
ma non da quello della vita. Ma quando Adamo e Eva mangiano da questi, Yahweh li
caccia dall'Eden. Come e' possibile questo, si domanda l'autore? Perche' sarebbero
dovuti essere cacciati per aver trasgredito un ordine che non era stato mai dato?
La conclusione piu' ovvia sarebbe quella di una confusione nata dai copisti, che
avrebbero raddoppiato un albero che invece era unico. Altri errori sono effettivamente
presenti nell'Antico Testamento, ma nessuno di questa portata.
La mia personalissima visione di questo concetto, che non solo rappresenta la Genesi
dell'uomo come lo intendiamo oggi, ma a mio parere e' la chiave per capire i nostri
stessi
creatori, e' che gli "alberi" (se cosi' possono essere definiti) potrebbero
essere stati effettivamente due: quello della Vita (la parte biologica, chimica,
genetica, scientifica in possesso degli Elohim) e quello della Conoscenza (forse
il segreto dell'esistenza dello Spirito, dell'Anima, della Coscienza?).
La Bibbia non parla del secondo forse perche' gli Elohim non avevano nessuna intenzione
di trasmettere all'Adam l'essenza dello Spirito e della Coscienza.
Lo stesso "serpente",
anche se ben disposto nei confronti delle sue creature, si e' guardato bene dall'offrire
loro la Conoscenza, ma certamente li ha spinti all'indipendenza attraverso l'Albero
della Vita (non dell'immortalita' che, come scrive l'autore, non era in possesso
degli Elohim visto che anche loro morivano – ma semmai del segreto dell'autonoma
riproduzione sessuale).
Sarebbe quindi l'Albero della Conoscenza del Bene e del Male l'unico accenno "spirituale"
della Bibbia connesso agli Elohim?
Siccome si e' nel campo delle supposizioni, mi si conceda lo spazio per questa brevissima
interpretazione basata sulla conoscenza dell'autore – certamente superiore della
mia – della Bibbia Ebraica.
Vorrei concludere con poche annotazioni a margine:
- Rispetto al volume precedente, e' scomparsa la guida fonetica sotto i caratteri
ebraici, e' un peccato perche' il suono delle parole dava un certo fascino e forza
al testo
- Le consonanti del nome YHWH a pag. 114 risultano invertite in YWHW
-Nonostante l'autore abbia piu' volte sottolineato la propria metodologia di indagine
strettamente legata al testo ebraico della Bibbia, a pag. 270 nell'introduzione
alle "Domande Legittime" si fa accenno alla non-assoluta assenza delle figure angeliche,
una piacevole digressione nello spirituale
-Pag. 319: si accenna al Deuteronomio 30:15 dove Yahweh dice "Io pongo davanti a
te la vita e il bene, la morte e il male". Subito dopo l'autore collega questa frase
al contesto della confusione tra i due alberi dell'Eden, scrivendo che "...i due
alberi con i contenuti di cui sarebbero i portatori appaiono qui integrati l'uno
nell'altro...". Ma al commento su Genesi 2:9 l'autore commenta che: "...Annotiamo
che il primo albero e' solo "della vita" e non anche "della morte". Una contraddizione
concettuale piuttosto rilevante.