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LE GUERRE STELLARI DI MOEN-JO-DARO

Fonte: ACAM

La protoufologia è quella branca dell'ufologia che studia la possibilità
che, anticamente, la Terra sia stata visitata da razze aliene; e che le
interferenze con civiltà esogene al nostro pianeta non siano una novità, lo
si deduce da una attenta lettura di molti testi antichi, reinterpretabili
in una chiave diversa, che fa perno su una serie di requisiti e di
conoscenze che l'uomo di quei tempi non possedeva. In quest'ottica alcuni
studiosi paragonano il termine lungo coltello usato dagli indiani Sioux per
descrivere un fucile, all'espressione biblica spada fiammeggiante che
l'Arcangelo Gabriele, a guisa di fucile laser, impiega per tener lontani
Adamo ed Eva dall'albero della vita e della morte nell'Eden. In tutte le
popolazioni della Terra ed in tutte le leggende si sente parlare di esseri
venuti dallo spazio, dotati di armi e tecnologie avanzatissime, che poi se
ne sarebbero andati per la loro strada. Così come quella europea la
letteratura indiana è stracolma di tali racconti. Prendiamo in
considerazione l'impero Ashoka che distrusse in una sanguinosa guerra il
più antico impero Rama (9.000-7.000 anni prima di Cristo). Il teatro di
queste operazioni era la valle del fiume Indo che attraversa il cuore del
Pakistan. L'impero Ashoka era retto da nove scienziati che avevano scritto
nove libri in altrettanti domini della scienza. Tali libri non ci sono
pervenuti, in quanto gli Ashoka si erano convertiti al Buddismo,
rifiutavano ogni idea di belligeranza e temevano che le loro scoperte
scientifiche fossero malamente impiegate. Uno di questi libri si
intitolerebbe
Il segreto della gravitazione e sarebbe noto agli storici sanscritisti, pur
restando ancora celato in qualche lamaseria buddista, forse a Lhasa, nel
Tibet. Vi si troverebbero gli elementi per controllare la gravità, oltre
alla descrizione di futuristiche armi di micidiale potenza. Il dottor Ruth
Reyna, dell'Università di Chandrigarh, ha studiato alcuni di questi testi,
scoperti recentemente da Cinesi e tradotti dal sanscrito. Secondo il dottor
Hatcher Childress, studioso delle stesse tematiche, sarebbe la cosiddetta
Laghima la forza che esiste a livello di capacità umana, e che
riguarderebbe qualche sorta di 'forza centrifuga' in grado di eliminare
quella gravitazionale. Che si tratti di qualcosa che ha a che fare con
l'ipotesi SSH da noi descritta in queste pagine (vedi Notiziario UFO n. 19,
Luglio/Agosto 1998)? Le macchine volanti che facevano uso di tale principio
venivano chiamate Astras, ma non basta. Nel testo si parlerebbe anche del
sistema per rendersi invisibili detto Antima, come descrive il lama medico
Lobsang T. Rampa nel suo libro Il Terzo Occhio. Poi c'è il sistema detto
Garima che serve per aumentare il peso delle cose (noi diremmo per creare
deviazioni dello spazio-tempo). Delle macchine volanti degli antichi Dei
dell'India parla anche il Ramayana, opera epica in diciassette volumi che
descrive amori battaglie e vizi degi Dei dell'impero Rama. Nel Ramayana le
meravigliose macchine volanti vengono definite Vimana.
Vimana, realtà tecnologica Era il periodo storico dell'impero Rama, con le
sue sette grandi città, situate nel nord dell'attuale India e nel Pakistan:
una dominava su tutte. Moen-Jo-Daro, l'antica Lanka, isola nel fiume Indo.
I Vimana venivano descritti come oggetti a due piani, rotondi e piatti, ma
anche sigariformi, i Vimana Vallixi, adibiti per il trasporto, per le
battaglie, per le gite, eccetera. Nel 1875 il trattato dal nome Vimanika
viene rinvenuto in un antico tempio indiano. Lo ha scritto un illuminato,
un certo Bharadvajy, in sanscrito, la lingua degli Dei, e verrà tradotto in
lingua inglese e successivamente edito nel 1979 da G.R. Josyer, a Mysore.
Di questo testo si è occupata anche l'accademia di sanscrito, che però non
si esprime sulla sua autenticità, anche perché, nel manoscritto, sono
descritti i Vimana: come funzionano, come devono essere pilotati, le diete
dei piloti, le rotte spaziali da seguire per evitare di incappare in
tempeste magnetiche, armi fantastiche, il radar e gli schermi televisivi.
Alcuni di questi Vimana sono spinti da uno strano propellente giallo-bianco
e liquido (Kerosene?), mentre qualche volta si accenna all'impiego di
mercurio (Motore a ioni?). Non sussiste alcun dubbio che il primo razzo
vero e proprio lo abbiano costruito i Tedeschi, che avevano organizzato
spedizioni in Tibet per cercare i libri e le fonti in cui si descrivevano i
motori dei Vimana. Nel Dronaparva che in realtà è una parte del Mahabarata
i Vimana sono descritti come sfere dalle quali esce un fiotto di fuoco che
fa muovere a grande velocità quegli oggetti che, guarda caso, si dice
funzionino con un motore a mercurio. Curiosamente, ricorda il teosofo David
Childress, i Russi hanno recentemente scoperto in alcune caverne del
Turkestan e nel deserto del Gobi, degli strani oggetti semisferici che loro
chiamano 'vecchi strumenti per la navigazione spaziale', di vetro e
porcellana contenenti alcune gocce di mercurio. Nel Mahavira Bhavabhuti,
testo dell'ottavo secolo, possiamo leggere 'Un carro aereo detto Pushpaka,
trasportò molte persone ad Ayodhya, la Capitale, ed il cielo era pieno di
stupende macchine volanti nere come la notte ma caratterizzate da luci
giallo intenso'. Sfortunatamente, il mondo della scienza ufficiale snobba
questi antichi testi, con la scusa che fornirebbero misinterpretazioni di
una realtà aulica e non tecnologica dell'antica India. Si deve però tener
conto che testi analoghi stanno venendo alla luce in Cina, mentre in Europa
del nord le leggende irlandesi raccontano della civiltà venuta dallo spazio
che insegnava a coltivare. Che dire delle leggende atlantidee dove un altro
aereo strano volava e dominava i cieli, il così chiamato Ashvin? C'è chi
dice che questa protoufologia sia troppo soft per essere presa in
considerazione e tutte le volte che si fa riferimento alle antiche storie
che circolano sulle Piramidi egizie e sul loro allineamento astrale gli
scienziati di turno si tappano il naso in un gesto di rigetto. Chissà se si
tapperanno ancora il naso quando avrò finito di esporre questa storia nuova
di zecca: l'ennesima nostra analisi chimico-fisica fatta su alcuni campioni
provenienti da Moen-Jo-Daro: ma andiamo con ordine.
Battaglia nei cieli di Lanka Circa dieci anni fa mi sono imbattuto in un
libro che parlava di questa antica città e della sua misteriosa fine:
l'autore, David Davenport, era un giovane sanscritista, ma non solo.
Profondo conoscitore dell'India e di molte lingue locali, anche se di
famiglia inglese aveva scritto un libro '2000 A.C.: distruzione atomica'
(Ed. Sugarco), che tendeva a dimostrare come Moen-Jo-Daro fosse stata
teatro di una battaglia aerea tra forze extraterrestri contrastanti tra
loro. La città, in effetti, sorge su una piccola collina che una volta era
circondata dalle acque del fiume Indo. Oggi dista circa 20 Km da Larkana,
nella provincia del Sindh. Circa 3.500 anni prima di Cristo le popolazioni
indiane che provenivano da ovest fondarono il sito abitato i cui scavi,
risalenti al 1922, mostrano oggi reperti di una civiltà che aveva altissimi
livelli di civilizzazione. Basti pensare che la strada principale della
città era larga sei metri ed aveva dei sistemi di canali ai bordi, che
servivano a convogliare le acque di lavaggio del fondo stradale per evitare
l'accumulo di polvere. In alcuni punti strategici era previsto non solo lo
spazio per quello che noi oggi avremmo chiamato il cassonetto dei rifiuti,
ma era previsto anche un posto per il cosiddetto poliziotto che controllava
il traffico. I pavimenti delle case erano piastrellati, così come
probabilmente anche i rivestimenti esterni. L'acqua corrente fino al terzo
piano era assicurata con dei pozzi verticali. Al centro città si ergeva il
granaio, collocazione intelligente, a garantirne la protezione. Una mega
piscina con acqua corrente serviva da bagno pubblico. Tutto questo, 2.500
anni prima di Cristo. Ma ad un certo momento, circa 1.500 anni prima di
Cristo, la città viene abbandonata in tutta fretta. Gli storici a questo
proposito non sanno che pesci prendere. Alcuni dicono che un'altra civiltà
di ariani avrebbe, con una guerra, annientato la città; altri che la
popolazione aveva raggiunto i 400.000 abitanti ed avrebbe collassato da
sola. In realtà, David Davenport, nel suo libro, pone l'accento su fatti
importanti. All'interno della città esiste una striscia di diverse decine
di metri di mattoni esposti ad una forte radiazione calorica (più di 900
gradi centigradi per pochi secondi, come hanno stabilito le analisi fatte a
suo tempo all'università di Roma). Ci sono solo scheletri di animali,
mentre solo pochissimi resti umani (meno di dieci) tutti raggruppati in un
solo sito e soprattutto scaraventati, più che accasciati al suolo, come se
fossero stati colpiti da una forte onda d'urto. La mitologia indiana parla
di una guerra che si sarebbe svolta nei cieli dell'antica Lanka, guerra
preannunciata agli abitanti che avrebbero così potuto mettersi in salvo: va
ricordato che tutto il materiale presente nel sito, è stato trovato come se
fosse stato lasciato di fretta, anche le tavole apparecchiate.
Il recupero dei reperti David Davenport sosteneva nel suo libro che una
guerra tra fazioni diverse di extraterrestri era occorsa nei cieli della
città, dove era stata sganciata una piccola bomba atomica da teatro. Grazie
alla sua profonda conoscenza delle scritture sanscrite e degli antichi
testi, ed ai continui sopralluoghi da lui effettuati, avevano condotto
Davenport al recupero di reperti, alcuni dei quali dovevano essersi trovati
molto vicino al luogo del presunto impatto atomico. Purtroppo David moriva
in giovane età, stroncato da un male incurabile, ma i reperti ed i suoi
studi rimanevano custoditi dall'amico fraterno Giulio Perrone che un
giorno, circa dieci anni fa, me ne consegnò tre dei più importanti. Abbiamo
dovuto aspettare dieci anni per poterli fare analizzare senza dare
nell'occhio. Abbiamo dovuto attendere dieci anni per trovare le
attrezzature necessarie che mettessero in evidenza eventuali anomalie dei
radionuclidi contenute nei campioni. Nel frattempo i campioni erano
diventati due durante un passamano, a causa di un furto ad opera di
qualcuno ben informato. L'analisi prevede una apparecchiatura dotata di un
pozzetto di piombo, per evitare radiazioni dannose, dove vengono introdotti
i campioni che, a seguito di una scansione ripetuta dei materiali, mediante
una opportuna sonda o detector, producono un grafico di tutti i
radionuclidi presenti. Per evitare di avere delle prove inquinate
dall'operatore, data la delicatezza dell'intera procedura, abbiamo fatto
analizzare il tutto da un laboratorio che non sa cosa ha analizzato e che,
per ovvie ragioni di segretezza - caratterizzanti in questi casi il nostro
modo di operare - non possiamo nominare.
Risultati strabilianti I campioni che David ci aveva consegnato e che lui
riteneva essere stati contaminati da radiazioni atomiche presentavano il
livello dell'Uranio del Plutonio e del Potassio 40 talmente elevati che
secondo le leggi vigenti quei materiali non potevano essere impiegati
neanche per la costruzione di abitazioni. Avevamo fatto centro! Questa
volta non eravamo più di fronte a semplici racconti, a leggende od a
manoscritti che i detrattori del problema UFO potevano impugnare come falsi
o male interpretati. Questa volta eravamo di fronte ad un materiale che
emetteva una consistente radiazione di fondo ben al di sopra dei valori
permessi. La piccola bomba atomica da teatro di cui parlava David ci
mandava i suoi segnali dal passato. È chiaro che nella zona del Pakistan in
cui il campione è stato raccolto non esiste radiazione naturale di fondo,
altrimenti tutti quelli che vi risiedono sarebbero morti di cancro da un
pezzo e non rimane che rassegnarsi all'idea che gli alieni avevano già
visitato il pianeta Terra ed in parte sicuramente già civilizzato molte
culture dell'epoca. Chi erano dunque questi civilizzatori? Quelli che oggi
hanno a che fare con i rapimenti? Diremmo proprio di no. Erano, invece,
veri portatori di civiltà e non avevano intenzioni negative, se non nel
trovarsi coinvolti in guerra tra loro. Evidentemente noi non
rappresentavamo una minaccia per supertecnologie che, comunque,
utilizzavano il pianeta per diversi scopi che a noi oggi sfuggono. Gli
esseri se ne sono andati, ma hanno lasciato qualcosa nelle nostre
tradizioni ed al di là di insegnamenti scientifici o etici, un loro ben più
importante messaggio sembra dire: Un giorno forse torneremo e....
rimetteremo le cose a posto, Grigi o non Grigi!