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GHOST FILE PACON2016 - LA BAMBINA CHE NON DOVEVA URLARE

STORIA DI PALAZZO CONGIUNTI

Palazzo Sinibaldi-Congiunti, connesso alla Porta di San Pietro, che appartiene alla più antica cinta muraria cittadina, ha due particolari portali a bugnato e tracce di un loggiato rinascimentale tamponato. Gli interni conservano ambienti dipinti e soffitti lignei decorati.
Il Palazzo Sinibaldi-Congiunti, con l’annesso giardino-terrapieno, è del XVII-XVIII secolo (ma reimpiega un precedente complesso quattrocentesco). La facciata principale, suddivisa in tre registri da cornici marcapiano, ha un portale a forte bugnato e due fasce di finestre, di cui quelle al primo piano hanno rilievi nella trabeazione che richiamano l’emblema araldico della famiglia Sinibaldi (tre monti sormontati da una stella a otto punte). Sul prospetto opposto si apre un altro bel portale a bugnato, decorato da tre stelle a rilievo, e sopra sono i resti di un loggiato rinascimentale, tamponato e sostituito da finestre. Gli interni, divisi fra più proprietari, conservano alcuni ambienti con pitture a tempera e soffitti lignei decorati. Il palazzo è unito a un altro caseggiato attraverso la Porta detta di San Pietro (in legame forse con un’omonima chiesa posta nelle vicinanze), che appartiene alla prima cinta muraria di Monteleone di Spoleto e reca tracce dell’imposta più antica della primitiva porta-torre.
Il Palazzo Sinibaldi-Congiunti nasce all’estremità sud della parte più antica del borgo di Monteleone di Spoleto, posto sotto alla Chiesa di San Gilberto e sopra via Cesare Battisti, ai civici nn. 10-16. Il compatto complesso sei-settecentesco, disposto su quattro livelli, sorge su un precedente impianto quattrocentesco (riutilizzato appieno). Ha annesso un giardino-terrapieno e segue il dislivello del suolo, formando un visibile angolo acuto nella facciata principale, suddivisa in tre registri da cornici marcapiano. Nata per essere integralmente intonacato, ne risultava con maggiore evidenza il bel portale, con stipiti e arco a forte bugnato costituito dalla giustapposizione di pietre di altezza e larghezza alternate, scalpellate per conferirgli un aspetto di ruvidezza che contrasta con l’intradosso della porta e con due conci di pietra levigata, disposti alla base dell’arco a tutto sesto dell’ingresso. Nel secondo e terzo registro del prospetto sono appoggiate alle cornici marcapiano due tipologie di finestre: slanciate e trabeate quelle inferiori, più basse e lineari quelle superiori. Nella trabeazione delle finestre al primo piano è scolpito a rilievo il simbolo di tre monti posto al centro di due stelle: si richiama la simbologia dell’emblema araldico della famiglia Sinibaldi, costituito da tre monti e una stella a otto punte (o, più precisamente, uno scudo tripartito in fascia d’azzurro, d’oro e d’argento, con una stella d’oro nell’azzurro e tre monti di verde nell’argento). La cornice del tetto è composta da una dentellatura tra due modanature lisce, mentre beccatelli terminali sorreggono le falde lievemente sporgenti della copertura. Su tutta la facciata restano visibili le buche pontaie, usate anticamente per agganciare all’edificio le impalcature necessarie alla costruzione delle parti più alte del fabbricato, nonché impiegate nelle periodiche manutenzioni. Sul prospetto opposto, affacciante su via Cesare Battisti, si apre un altro bel portale a bugnato, decorato da tre stelle a rilievo. Al di sopra di una cornice marcapiano sono i resti di alcune aperture, leggibili come arcate di un loggiato rinascimentale (o altana), successivamente tamponato e sostituito dalle finestre della medesima tipologia di quelle presenti nella facciata principale. Gli interni, divisi fra più proprietari, presentano alcuni ambienti con decorazioni a tempera e soffitti lignei decorati. Il palazzo è unito a un altro caseggiato attraverso la Porta detta di San Pietro, che ricorda forse nella sua toponimia l’omonima chiesa posta nelle vicinanze. Il Cardinale Eroli cita infatti nel 1465 una Chiesa di San Pietro in Monteleone, che

...Si asserisce dipendere dal Capitolo Lateranense e di averne lo giuspatronato uno di Monteleone...”;

il Lascaris nel 1712 indica la stessa chiesa quale beneficio semplice del signor Rasponi, “aperta e male andata” e dunque necessitante di urgenti lavori di ristrutturazione. Alla Porta di San Pietro fa inoltre esplicito riferimento il monteleonese Antonio Piersanti nel 1702:

...il Rione di San Nicolò tutto racchiuso tra le due porte una è quella che sta nell’arco della Torre ove presentemente è l’orologio…l’altra è quella collocata all’arco di San Pietro, che termina con il palazzo dei Signori Sinibaldi...”

Appartenente alla prima cinta muraria del borgo, la Porta di San Pietro si presenta con una semplice e irregolare cortina in pietra, mentre nel vano interno di passaggio sono tracce dell’imposta più antica della primitiva porta-torre. La famiglia Sinibaldi è fra le più ricche e notabili casate monteleonesi. Se ne ha notizia sin dal XV secolo, con Sebastiano Sinibaldi da Monteleone, commissario apostolico e governatore di Mogliano (MC) nel 1569, mentre un P. Bartolomeo Sinibaldi (francescano) appare nel 1613. Fra il XVI e il XVII secolo, un ramo della famiglia si presenta ben inserita anche a Roma, dove ha rilevanti interessi economici e un palazzo all’inizio dell’odierna via Monterone, acquistato da Giulio, che poi lo lascia in eredità ai figli Fabrizio, Amico e Cesare nel 1698. Il ricordo di questa nobile famiglia, originaria di Monteleone, è tutt’ora attestato nella toponomastica capitolina del rione di Sant’Eustachio, con il vicolo Sinibaldi e arco dei Sinibaldi. Il monteleonese Palazzo Sinibaldi viene acquistato nel XIX secolo dalla facoltosa famiglia Congiunti, originaria di Leonessa, giunta a Monteleone di Spoleto nei primi decenni del Settecento con Domenico figlio di Francesco (Francisci Leonissanus). Al comm. Antonio Congiunti è legato, a metà degli anni Venti del Novecento, il lascito personale di £ 20.000 per un asilo, già istituito nel 1916 dal maestro elementare Lorenzo Chimenti e che, dal 1930, prende la denominazione ufficiale di “Asilo infantile Antonio Congiunti”, con sede presso i locali dell’ex convento di San Francesco.